venerdì 31 ottobre 2008

La presenza dello sceneggiatore sul set: risultati del sondaggio e riflessioni

Schiacciante risultato nell'ultimo sondaggio! Com'era prevedibile, vince con 27 voti pari all'81% la risposta B. Era prevedibile perché è la risposta più logica. Senza un potere riconosciuto da un contratto, il ruolo dello sceneggiatore sul set è indefinito e rimesso all'intelligenza del regista di turno. E' invece rimessa all'intelligenza del produttore capire l'importanza di prevedere e definire questo ruolo. Si parlava qualche post fa del ruolo del produttore televisivo e della sua reale necessità nel mercato attuale. Si diceva che i produttori mancano di incisività e quindi di necessità. Nei commenti a quel post si ventilava l'idea di bypassarli e di interfacciarsi direttamente col network. Qualcuno di voi, però, era dell'idea che il produttore può e deve tornare ad avere un ruolo importante. E allora ci chiediamo se non sia questa una battaglia da fare assieme a loro: dare una nuova centralità alla scrittura. Qualcosa inizia a muoversi. Lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo, Endemol ha riconosciuto a Cristiana Farina il ruolo di produttore creativo in Amiche Mie. Con questo post vogliamo augurarci che non sia un'eccezione, ma un faro. Una luce guida che ci porti verso un futuro in cui lo sceneggiatore sul set ci sia, abbia un ruolo definito e un potere vero. A voi, come al solito, la parola.

mercoledì 29 ottobre 2008

Riflettendo su Einstein (o il ruolo della critica: una postilla)

Sul Corriere della Sera di oggi, Aldo Grasso si scaglia nuovamente contro la fiction italiana e punta nuovamente il dito sulla sceneggiatura. Bersaglio la miniserie RAI Einstein. Potete leggere la critica QUI. Attenzione, non vogliamo scagliarci contro il critico televisivo ed alzare gli scudi. Questo è uno spazio di confronto e riflessione. E appunto per questo vogliamo invitarvi ad una riflessione, ricollegandoci anche a quello che scrive il blogger "ventisette" nei commenti al post precedente. Ventisette scrive: quello che accade "dietro le quinte" non può influenzare il giudizio sul prodotto finale. Ok, ma allora vi chiediamo: la critica televisiva nell'analizzare un prodotto si deve fermare alle categorie del "bello o brutto"? Dov'è lo specifico "televisivo" in questo? Una cosa su cui sarebbe interessante dibattere, prendendo come esempio Einstein, è: dov'è andato a finire una parte di pubblico delle miniserie RAI? Altro argomento interessante di cui si parla sempre troppo poco sono i palinsesti. Sarebbe stimolante se qualcuno riflettesse sulle ragioni che hanno i network a mandare in onda le serie due serate a settimana (cosa che accade sempre più spesso) soprattutto quando si sa che l'appuntamento settimanale è una componente essenziale della serialità. E sarebbe stimolante anche riflettere sull'impatto che la doppia programmazione ha sul prodotto seriale. Ma tornando alle parole di Ventisette, se è vero che la critica giudica il prodotto finito, a fronte di una sfilza di prodotti finiti giudicati deludenti, la critica potrebbe iniziare a spostare l'asse dal mero giudizio artistico/estetico. Sarebbe interessante per tutti se la critica iniziasse a domandarsi le ragioni della deriva della fiction o anche solo se riflettesse sull'impatto socioculturale derivante dall'impoverimento del racconto televisivo. Anche perché ad andare avanti così, il critico televisivo sarà sempre più costretto a fare copia e incolla con i suoi interventi precedenti piuttosto che a mettersi davanti ad un PC, a riflettere e a scrivere un pezzo ex novo...

domenica 26 ottobre 2008

Aldo Grasso, Donne Assassine e il ruolo della critica

Seguito il consiglio del blogger In Trincea siamo andati a vederci la video critica di Aldo Grasso a Donne Assassine, serie in onda da un paio settimane su FOX Crime. Guardatevi anche voi l'intervento di Grasso cliccando QUI perché il critico fa affermazioni che ci riguardano tutti da vicino. A riguardo segnaliamo anche un post di risposta proveniente dal blog di Barbara Petronio e Leonardo Valenti, curatori dell'adattamento italiano della serie. Basta cliccare QUI per leggerlo. Crediamo che la risposta dei due sceneggiatori sia esaustiva e apre una questione importante. Ci sarebbe da discutere a lungo, infatti, sulla competenza e il ruolo della critica televisiva italiana. E proprio per questo lasciamo a voi la parola. Cosa ne pensate?

venerdì 24 ottobre 2008

Nuovo sondaggio - la presenza dello sceneggiatore sul set

Mentre attendiamo vostri commenti sul sondaggio precedente, ne lanciamo uno nuovo. Ci piacerebbe sapere cosa pensate della presenza degli sceneggiatori sul set delle fiction che scrivono. Pensate sia una cosa utile o meno? A voi la parola...

giovedì 23 ottobre 2008

Codice deontologico - il sondaggio: risultati e commenti

Ed eccoci a commentare il nostro secondo sondaggio. Prima di tutto vi ringraziamo per la partecipazione. Ci sono stati il doppio dei voti del sondaggio precedente e questo vuol dire che la comunità che frequenta questo blog sta crescendo. Speriamo di aumentare sempre di più, post dopo post.

Passiamo ai risultati del sondaggio che, come potete vedere qui a sinistra, vede vincere di pochissimi voti la risposta C. Pari merito i risultati B e D. Quello che balza agli occhi è che in una medesima situazione ci comportiamo nei modi più disparati. Insomma il sondaggio sembra evidenziare mancanza di una visione univoca della correttezza professionale. E così passiamo dal fairplay della risposta B all'homo homini lupus della risposta D. Ma non vogliamo dare nessun giudizio "morale". Quando ad un mestiere mancano delle regole deontologiche tutto è lecito e condivisibile. Ma le regole sono fondamentali, perché siamo convinti che chi ha risposto con l'opzione D sotto sotto ha pensato "se non me lo prendo io questo lavoro, se lo prende un altro". La mancanza di regole ci fa sentire più soli, genera paura. E la paura è nemica della ragione e della saggezza. Proprio per questo è importante cercare di elaborare un "codice deontologico". Perché ci darà qualche certezza in più. La certezza che il collega accanto a me non mi pugnalerà alle spalle, perché è legato ad un vincolo di correttezza. La certezza di appartenere ad una categoria professionale, organizzata. Una categoria importante, la nostra, perché dovrebbe generare cultura. La certezza di non sentirsi un canarino circondato da gatti famelici...

domenica 19 ottobre 2008

La vita sarà meravigliosa per noi sceneggiatori?

Qualcuno di voi avrà seguito l'intervista a Fedele Confalonieri ad Il Grande Talk di venerdì sera, altri avranno letto le dichiarazioni del Presidente di Mediaset sui giornali, altri ancora lo avranno fatto aprendo il Televideo. Ma scommettiamo che tutti voi avete pensato: "Lo sapevo... ci risiamo" Per chi non è informato, Confalonieri ha commentato la crisi di Mediaset e in particolare quella della fiction italiana. Partendo dal flop di Crimini Bianchi, Confalonieri sostiene che la serie Taodue sarebbe andata male perché troppo ansiongena. Confalonieri prosegue e afferma che in un momento di crisi come questo "la gente ha bisogno di favole". E come esempio cita Frank Capra e "La vita è meravigliosa". Quindi, tradotto in soldoni, da oggi in poi cari colleghi scriveremo tutti delle belle favole. Ma, con le sue affermazioni, Confalonieri presta il fianco ad una serie di osservazioni... La lettura che fa ci sembra riduttiva e semplicistica, addirittura estemporanea e non ragionata a fondo. La crisi di Mediaset nasce molto prima della crisi dei mercati finanziari. E' chiaro come il sole che una parte di pubblico si sta spostando su Sky. Ed è un pubblico preziosissimo per una tv commerciale perchè è quello pagante, che è disposto a spendere e quindi perfetto bersaglio dei pubblicitari. Non è un caso che sia proprio Mediaset a risentire di più dell'ingresso sul mercato di Sky. Ma se la lettura è semplicistica, la soluzione è ancora più naif. Ok, ammettiamo che Confalonieri abbia ragione. La gente ORA vuole vedere le favole. Mediaset ORA commissionerà la realizzazione di favole. Ma, tra l'ORA e la messa in onda di questi eventuali nuovi progetti , passerà almeno un anno e mezzo. E in un anno e mezzo può succedere di tutto. Per spiegarci meglio, ci mettiamo subito al lavoro raccontando una bella favola. La storia di una crisi economica che viene miracolosamente superata in un anno e mezzo. I mercati risalgono, c'è un nuovo impulso economico. E tutti vissero felici e contenti... E quando arriveranno, le nuove favole Mediaset saranno già vecchie e superate. E poi, ci viene da sorridere a leggere la citazione di "La vita è meravigliosa" di Capra. Già, perchè il film di Capra fu un flop al botteghino e il regista fu costretto a vendere la sua Liberty Films alla Paramount per correre ai ripari. Questo perché nel 1946, con l'America uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, i film di Capra agli occhi del pubblico erano già superati... Se si guarda al passato per imparare, almeno ci si guardi bene...

venerdì 17 ottobre 2008

La SACT è su FACEBOOK

Vi informiamo che la SACT ha appena aperto una propria pagina Facebook. La trovate cliccando QUI.

mercoledì 15 ottobre 2008

La maledizione gitana

Pubblichiamo volentieri il provocatorio intervento di un blogger, Manouche, intitolato "La maledizione gitana": Caro collega, nel piccolo sondaggio apparso sul sito Sact qualche giorno fa, su chi fosse il responsabile di una brutta fiction televisiva, ho votato “lo sceneggiatore”, che se ne stava tristemente allo zero per cento, puro come un santo tra i peccatori.

L’ho fatto per rispetto, caro collega, per rispetto a me stesso e a te, perché capirai certo che pensare che non abbiamo responsabilità, significa sottintendere che non contiamo niente.

Io penso invece che contiamo qualcosa, anche adesso, nella situazione degradata e di totale “recessione creativa” in cui vive la nostra televisione da qualche anno.

Contiamo eccome caro collega, contiamo per le idee che nonostante tutto portiamo al tavolo dei nostri committenti, per il lavoro che siamo in grado di fornire, per i soldi che chiediamo.

Contiamo, ma non vogliamo prenderci questa responsabilità.

Conosco bene la lista di lamenti e analisi che ti vengono in mente e in parte li condivido, eppure ogni volta che mi chiedo che cosa possiamo fare noi sceneggiatori per risolvere i nostri problemi, mi viene il dubbio che in realtà, non siamo troppo interessati a risolverli.

Invoco quindi su di noi, la maledizione gitana: che dio ci conceda quello che desideriamo! Finalmente potremo dar prova della incredibile forza creativa e capacità innovativa che fino ad oggi ci hanno impedito di esprimere, finalmente saremo valutati (e pagati) per le nostre capacità e non per le nostre relazioni, finalmente potremo confrontarci con l’invidiata fiction statunitense e dare vita ad un rinascimento della fiction italiana. Al lavoro quindi, in fondo il momento è favorevole: quando l’economia frena, lo spettacolo prospera, si sa.

Che dio ci conceda tutto questo, caro collega, sperando di non scoprire che una volta liberi di dire, non sappiamo che cosa dire e neppure come; sperando di non accorgerci che anche noi abbiamo approfittato per molto tempo della “bolla culturale” che permette al nostro sistema televisivo di registrare guadagni, mentre ogni anno perde una quantità di spettatori reali.

Manouche

Che ne pensate? Aspettiamo le vostre repliche e vi invitiamo ad accendere nuove micce inviando i vostri scritti a blog@sact.it

martedì 14 ottobre 2008

Codice deontologico - il sondaggio

Come anticipato nei commenti, iniziamo ad affrontare una questione che sta a cuore a tutti noi sceneggiatori: il codice deontologico. Lo facciamo dando voce a In Trincea blogger che frequenta questo spazio e che ci ha proposto un interessante sondaggio: "Gli sceneggiatori stanno diventando sempre più numerosi, il piatto della fiction sempre più povero, il sistema produttivo più ricattatorio e prepotente. Ci ritroviamo spesso, come cani e gatti, a contenderci un osso, ovvero un contratto. Chi conquista l'osso si guadagna anche odio e rancore. Ma litigare fra noi indebolisce la categoria. Cerchiamo un codice di comportamento. Per esempio... Una produzione chiama uno sceneggiatore "di fiducia" e gli dice: Ho qui un contratto avviato con un network. L'idea è bella, il soggetto è di Tizio, però il network ha voluto mettergli accanto per la sceneggiatura anche Caio. Siamo alla seconda revisione, ma è un disastro. Il network non ha approvato la sceneggiatura e sta per bloccare il contratto. Me la riscrivi di corsa? Secondo voi, cosa dovrebbe fare lo sceneggiatore di fiducia?" Nel box a destra, come al solito, la possibilità di esprimere il vostro parere con una serie di opzioni diverse. Vi chiediamo di rispondere onestamente, tanto rimarrete anonimi. Torneremo sulla questione "codice deontologico" a sondaggio ultimato.

domenica 12 ottobre 2008

Sondaggio, risultati e commenti: autori senza libertà?

Chiuso il primo sondaggio, tiriamo le somme. Uno schiacciante 73% di utenti del blog ritiene che la responsabilità della bruttezza di un prodotto dipenda dall'editor di rete. Seguono a pari merito con il 10% ciascuno il produttore e lo sceneggiatore e si conclude con un 5% per il regista. Partiamo da quest'ultimo. Evidentemente per i votanti, il regista non ha potere decisionale sul prodotto televisivo. Questo in astratto è sostanzialmente corretto anche se non sempre vero, almeno qui in Italia. Il risultato la dice comunque lunga sulla percezione che si ha del ruolo del regista televisivo: un esecutore. Stesso discorso vale per il produttore e qui ci ricolleghiamo al discorso aperto in un post di qualche giorno fa. Ora come ora, una buona parte dei produttori sono "ostaggio" del sistema di finanziamento dei prodotti tv. E' interessante notare come solo un'esigua parte di voi (2 bloggers) abbia votato per lo sceneggiatore. E non crediamo che sia per uno spirito protezionista "di categoria", quanto perché rispecchia la situazione televisiva attuale: lo sceneggiatore è in manette. Il nostro lavoro è indirizzato pesantemente dal network. E la figura preposta al controllo come sappiamo è l'editor di rete. A questo punto allarghiamo la discussione e vi chiediamo: sapete che noi sceneggiatori siamo responsabili di quello che scriviamo? E lo siamo proprio come uno scrittore lo è del proprio libro. Questo perché, per il diritto italiano, noi siamo "autori" della sceneggiatura. Quindi, sulla base di questo importante e non trascurabile assunto ci e vi chiediamo: come possiamo tollerare che la responsabilità artistica di un prodotto si ascriva a dei soggetti che non sono considerati "autori"? Ce ne sarebbe abbastanza per intavolare un discorso molto serio con i network, non credete?

mercoledì 8 ottobre 2008

Toc Toc! posso emergere?

Dedichiamo questo spazio a tutti quelli che si stanno affacciando sul mondo del lavoro come sceneggiatori: gli emergenti. Emergere è difficile, lo sappiamo. E questo nonostante il mercato offra diversi tipi di prodotto e di formato (miniserie, serie tv, soap, sit com, ecc). Quello che ci chiediamo e vi chiediamo è: quali sono le vie di accesso alla professione di sceneggiatore oggi? Immaginiamo che sia ancora in uso il vecchio sistema dello "stare a bottega". Tradotto in termini pratici, il giovane sceneggiatore è uno "schiavo" che scrive e non firma e nel frattempo... impara. Altre volte invece ha il miraggio della libertà perché firma il proprio lavoro. Ma è solo un miraggio perché, pur scrivendo tutto lui, divide la firma con un professionista affermato che rilegge svogliatamente e verga "per conoscenza". Ma immaginiamo che esistano anche sistemi meno vessatori, in cui l'emergente ha l'occasione di firmare il proprio lavoro da solo e senza compromessi. Purtroppo l'immaginazione non basta. Per avere un quadro preciso dello stato attuale dell'accesso al mercato abbiamo bisogno di voi. Raccontateci le vostre esperienze scrivendole nei commenti. Ci aiuteranno a focalizzare i problemi e le possibili soluzioni.

lunedì 6 ottobre 2008

Produttore o mio produttore...

Nei commenti è uscito fuori un argomento interessante: qual'è la funzione reale del produttore nel sistema televisivo italiano? L'argomento si fa ancora più interessante se visto alla luce dei dibattiti che ci sono stati sia al Telefilm Festival che al Roma Fiction Fest di quest'anno. In entrambe le occasioni, i produttori si sono lamentati di non avere alcun diritto sul prodotto finito, perché il network li acquisisce tutti divenendone l'unico proprietario. La risposta che è arrivata, semplice ed affilata, è stata: se non rischi nulla, non hai diritto a nulla. Se è il network a finanziare il 100 per 100 del prodotto dallo sviluppo alla realizzazione, il network pretende di avere tutti i diritti. Come biasimarli? Viviamo in un sistema televisivo in cui il produttore passa i soldi che gli dà il network trattenendone una parte... ma per cosa? Gli editor di rete indirizzano il lavoro di scrittura, vanno sul set, al montaggio. Lo sceneggiatore, senza un supporto, è lasciato in completa balia dell'invadenza del network. C'è qualcuno che tenta addirittura di infilare sui contratti degli sceneggiatori un intollerabile "pagamento ad approvazione del network"! E il produttore si becca comunque il suo producer's fee che forse a questo punto dovremmo tornare a chiamare col suo vero nome: cresta! Allora, chiediamo provocatoriamente: i produttori in tv sono davvero necessari? Non basterebbero dei semplici organizzatori generali? Quanto risparmierebbe il network in termini di budget?

sabato 4 ottobre 2008

E partiamo anche con i sondaggi!

Da oggi e per sette giorni, qui sulla destra trovate un nuovissimo sondaggio. Rispondete cliccando sulla risposta che ritenete più giusta, rimarrete anonimi. Partiamo con una domanda che rivolgiamo sia agli sceneggiatori che ai navigatori non professionisti: se una serie è brutta, chi è il responsabile principale? Questo è solo il primo dei sondaggi che proprremo. Ogni settimana ne inseriremo uno nuovo e contemporaneamente commenteremo i risultati del precedente. Se avete argomenti che vi interessa siano trattati potete suggerirli qui nei commenti o scrivendo a blog@sact.it

giovedì 2 ottobre 2008

Il prime time deludente di Canale 5: di chi la colpa?

Avevamo detto che ci saremmo occupati di tv e dati d'ascolto e iniziamo subito mettendo il dito nella piaga. Il periodo di garanzia è iniziato quasi da un mese e Mediaset sta inanellando una serie di risultati abbastanza deludenti. Non sfonda con la fiction, non convince con l'intrattenimento. Concentriamoci sulla prima, che ci interessa di più. A guardare meglio i dati, quelli che hanno funzionato di meno sono i nuovi prodotti. Regge a malapena il rodato (anche troppo!) Distretto di Polizia e le "nuove leve" non ingranano. Il sangue e la rosa è andato calando di serata in serata e Crimini Bianchi è partita con un ascolto al di sotto di qualsiasi aspettativa ed è a rischio soppressione. Errori di palinsesto? Forse. E forse la colpa la si può attribuire alla direzione scelta dalla rete, perennemente in bilico sull'orlo del trash o del revival di prodotti con le ragnatele. Ma guardiamoci allo specchio per una volta: quanto siamo responsabili noi scrittori delle cose che si vedono in tv? A voi, cari sceneggiatori, la palla...

mercoledì 1 ottobre 2008

Parte il nuovo blog della SACT

Sei uno sceneggiatore sottopagato? Senza diritti? Stanco del sistema televisivo italiano? Non spararti! Raccontaci la tua storia, rimarrai anonimo e ci aiuterai a focalizzare meglio la situazione del mercato italiano.

Vuoi dire la tua sulle iniziative della SACT? Intervieni e fatti sentire!

La SACT non ha deciso di cambiare solo il look del sito, ma di fornire nuovi servizi. In quest'ottica parte da oggi il nuovo blog. Sarà un luogo di discussione, proposizione ma soprattutto di denuncia.

È ora di dar voce allo scontento degli sceneggiatori italiani. È ora di ascoltare le richieste degli autori. E noi siamo qui per farlo.

In questo spazio analizzeremo anche la situazione televisiva, commentando i dati di ascolto e i trend del mercato. Il tutto senza ipocrisia ma con un piglio di aggressività e sfacciataggine.

Invia i tuoi suggerimenti o la tua storia alla mail blog@sact.it. Fatti sentire!