sabato 20 dicembre 2008

Buon Natale Negher!

Cari colleghi, anche quest’anno arriva il Natale, con pochi regali e parecchie preoccupazioni. Il mercato televisivo si contrae, le emittenti sembrano sempre più spaventate dal futuro, ma incapaci di decidere, i produttori si organizzano in pochi gruppi concentrati che fanno il bello e soprattutto il cattivo tempo. Agli scrittori, soprattutto quelli più giovani, sembra ormai destinato il ruolo di produttori di parole a cottimo, possibilmente sorridenti e sicuramente sempre meno pagati. Non parliamo di chi si avvicina per la prima volta al settore, costretto ad arrangiarsi tra stages e collaborazioni più o meno chiare, se non per il fatto che non prevedono alcun compenso. Da qualche mese la Sact è impegnata a riaffermare ancora più fortemente un discorso sulla dignità e sul ruolo dello scrittore all’interno di un sistema televisivo che sta soffocando su se stesso e invece oggi più che mai, ha bisogno delle nostre idee e della nostra partecipazione. Come potrete vedere sul nostro sito, l’associazione ha iniziato un confronto sui contenuti e sull’organizzazione del lavoro, chiamando a dire la loro i più importanti head writer italiani, per ascoltare le loro proposte e inventare insieme un nuovo sistema televisivo, più moderno e laico, nel quale allo scrittore venga riconosciuto il ruolo che occupa in qualsiasi sistema televisivo evoluto e nel quale competenza e regole, prendano il posto di relazioni e sistemi di appartenenza. Oltre agli head writer, la Sact ritiene decisivo coinvolgere in questo dibattito anche chi ha iniziato da poco o sta iniziando a lavorare come scrittore di fiction, per offrirgli un luogo in cui esistere e un’occasione per ascoltare quali sono i temi, i problemi e le prospettive che ognuno di voi vorrebbe affrontare all’interno di quella che immaginiamo come una grande riforma del ruolo dello scrittore in un sistema televisivo che sta cambiando molto rapidamente. Questa è quindi una lettera di auguri, ma soprattutto un invito. Vi aspettiamo mercoledì 21 gennaio, nella sede della Sact per il primo di una serie di incontri per discutere il ruolo dello scrittore, ma anche per definire un codice deontologico che regoli i rapporti tra scrittori. Non parleremo solo di “negri” naturalmente, anche se sarà purtroppo inevitabile parlarne, ma anche di modalità di ingresso nel sistema, organizzazione del lavoro, compensi, contratti, e ogni altro argomento che vorrete segnalare. Vi aspettiamo in tanti e nel frattempo: “State attenti là fuori”. Auguri dal direttivo Sact.

sabato 13 dicembre 2008

Perché la SACT non aderisce alla nuova associazione dei 100autori

Pubblichiamo di seguito una lettera del Presidente della SACT, Daniele Cesarano. Daniele ci spiega il motivo per cui la SACT non aderisce al movimento dei 100autori.

"Lo scorso Luglio il movimento dei 100autori chiese alla SACT e ad altre associazioni di autori, di affiancarli nella costruzione di un'unica grande associazione che comprendesse sia i registi che gli sceneggiatori di cinema e televisione, un’associazione unitaria in grado di rispondere con più forza alle urgenze dei problemi del settore.

Il direttivo della SACT, dopo un’attenta riflessione, rispose con un cortese “no grazie”, rilanciando però con una proposta di federazione tra l’associazione nascente e quelle esistenti. Ma l’idea della federazione sembrò inefficace al movimento dei 100autori. Per cui ci siamo lasciati con un generico “incontriamoci in battaglie comuni, ma per il resto ognuno per la sua strada”.

Oggi i 100autori diventano associazione e stanno mandando e-mail con richieste di iscrizione anche ai nostri iscritti. Per questo mi sembra giusto ricordare ai soci della SACT perché abbiamo rifiutato di confluire nella nuova associazione.

In tutto il mondo occidentale esistono associazioni di categoria che si distinguono per identità professionali: gli sceneggiatori con gli sceneggiatori, i registi con i registi. Non esistono associazioni miste. Questo perché i nostri colleghi hanno ritenuto necessario focalizzarsi sui problemi specifici che distinguono le singole categorie, ritenendo l’identità di un’associazione la sua forza e non la sua debolezza. Ma la loro divisione non ha mai vietato ad associazioni di categorie diverse di fare battaglie comuni o anche solo battaglie di solidarietà. Chi non ricorda durante l’ultimo sciopero della WRITER’S GUILD OF AMERICA, ovvero degli scrittori americani, la solidarietà concreta di attori e registi americani.

A queste considerazioni viene spesso obiettato che l’Italia è un paese atipico e per questa ragione è necessaria l’unità di tutti gli autori – registi e sceneggiatori – per provare a modificare la realtà esistente.

E’ un’obiezione che non condivido: perché penso che l’unità tra gli autori può essere trovata su punti specifici senza per questo dover confluire in un’unica associazione, che dovrà per forza mediare su interessi diversi e spesso divergenti. Ci sono cose che ci uniscono ma ci sono cose che ci dividono dai registi. Sarebbe sbagliato pensare che non sia così.

La SACT è nata con lo scopo di promuovere e difendere tutti gli scrittori di cinema e televisione, senza distinzione di genere o di fama. Ed è questo che vuole continuare ad essere: l’associazione degli sceneggiatori italiani. Focalizzata sui problemi della scrittura nel mondo dell’audiovisivo. Convinta, ora più che mai, che solo un’associazione di categoria con una chiara identità, e senza obblighi di sintesi di interessi diversi – come quelli tra sceneggiatori e registi - può incidere sulla realtà del nostro lavoro di sceneggiatori. Senza che questo impedisca di potere trovare battaglie comuni con categorie vicine come quella dei registi.

Ed è per questi motivi che non siamo confluiti nella nuova associazione dei 100autori.

Ed è per questo motivo che io non mi iscriverò alla loro associazione.

Daniele Cesarano"

lunedì 1 dicembre 2008

Il provvedimento sull'IVA di SKY (o la crisi degli ascolti parte III°)

Qualche post fa ragionavamo sulla crisi di ascolti RAI e, soprattutto, Mediaset. Si parlava di come SKY succhia ascoltatori all'ammiraglia di Cologno Monzese e ci chiedevamo come la dirigenza dovesse affrontare l'emorragia di pubblico (e soldi, perché se cala il pubblico, cala il costo dei passaggi pubblicitari!) E invece... alla faccia della crisi degli ascolti!!! Il buon Berlusconi fa le corna a tutti noi e risolve i problemi della sua azienda mettendo un freno al competitor SKY. Già perché l'aumento dell'IVA avrà un doppio effetto. 1) diminuzione di abbonati SKY 2) diminuzione degli investimenti sui programmi italiani prodotti dalla piattaforma satellitare Insomma il provvedimento del Governo da una mazzata ad un'azienda che ha investito molto nello sviluppo di programmi e serials italiani, dando lavoro a produzioni e autori. E di conseguenza da una mazzata alla creatività e alla diversificazione. Per cui, se le recenti dichiarazioni di Scheri (che ricalcano quelle di Confalonieri di qualche tempo fa) sembrano l'ennesimo suicidio di Canale 5, a conti fatti, mancando un competitor, potrebbero non esserlo... A questo, si aggiunge che RAI e Mediaset stanno riducendo i costi dei prodotti. Inutile dirvi che di conseguenza si abbasseranno anche i nostri compensi. Insomma, più che una favola, questo è un vero e proprio incubo... Come sempre, a voi la parola! NB: Comunque, se volete protestare per il provvedimento del Governo potete farlo scrivendo a segreteria.presidente@governo.it oppure a segreteria.bonaiuti@governo.it

mercoledì 26 novembre 2008

Una favola, finalmente?

La aspettavamo al varco la prima fiction con la parola "favola" nel titolo. Memori delle parole di Confalonieri ci aspettavamo un boom di ascolti e una rinascita di Mediaset in prima serata. Risultato? "Finalmente una favola" totalizza meno di 4 milioni e mezzo con il 17,98 di share. E perde la serata. Leggiamo con interesse che Mediaset ha intenzione di serializzare il formato per il prossimo anno. Un ottimo investimento, non c'è dubbio... Ci dispiace solo non trovare in nessun sito, specialistico o meno, il nome degli sceneggiatori di questo prodotto. Al contrario, il nome del (misconosciuto) regista campeggia ovunque manco fosse Scorsese. La cosa è rilevante ed è un problema strettamente connesso a tutti i post precedenti. La scrittura per i network conta meno di niente. Ma andiamo avanti così, continuiamo a farci del male...

giovedì 20 novembre 2008

L'avvelenata (o la crisi degli ascolti capitolo II°)

In diversi post precedenti ci siamo interrogati sul futuro della fiction italiana, instillando dubbi, proponendo argomenti di discussione e persino idee (o ideali). Abbiamo messo in discussione il ruolo degli editor di rete, quello dei produttori. Ultimamente però ci siamo concentrati sulla crisi degli ascolti. Abbiamo puntato i riflettori su Mediaset, ma a parte gli exploit di Montalbano, la fiction sta andando male anche sulla RAI. Basta guardare la performance tutt'altro che esaltante di "Raccontami - Capitolo II°" In un Paese sano, con un sistema meritocratico, i dirigenti dei network dovrebbero chiamare a raccolta i capi struttura e chiedere loro di cercare nuove idee. Cosa succede nel mondo reale, invece? C'è una torta, un salvadanaio da rompere e distribuire. E invece di cercare le idee si decide solo quanto investire, in cosa e soprattutto... con chi. Chi? Una lista di produttori più o meno importanti che devono la loro presenza nel mercato più per le amicizie che per i meriti veri e propri. E le idee vengono più spesso o rispolverate da un passato rassicurante o importate dall'estero (come Raccontami ma guarda un po') piuttosto che richieste agli autori. Questo non può essere la soluzione! Basta rifletterci per un secondo per capire che non c'è investimento ma solo spartizione. E quest'ultima si avviluppa come un boa attorno al collo della creatività soffocandola e uccidendola lentamente. Se un albero è malato alle radici non può produrre buoni frutti ma solo mele marce. E al mercato le mele marce non le vuole comprare più nessuno. Ma smettiamola di prendercela solo con i nostri committenti e guardiamoci bene attorno. In fin dei conti il nostro sistema produttivo non è altro che lo specchio di un malcostume generalizzato, che ha paralizzato questo Paese portandolo prima all'invecchiamento e condannandolo alla morte prematura. In qualche commento sparso abbiamo notato l'acrimonia di chi prova ad entrare in un mercato dove lavorano sempre gli stessi o la rassegnazione di chi è confinato in un ruolo e etichettato a vita. Anche nel nostro settore sta accadendo quello che accade nel resto dei settori. C'è aria di saturazione. Il potere e i posti di lavoro si sono concentrati in poche mani, l'accesso a questi posti è rimesso a sistemi fumosi e legati alla spartizione o al favoritismo, raramente alla bravura. Gli studenti hanno occupato, sono scesi in piazza. I lavoratori scioperano. La sensazione è che continuiamo a guardare il nostro orto senza capire che i vicini non stanno meglio di noi. E forse, alla fine, disperdiamo delle forze per raggiungere pochi risultati personali. Cosa possiamo fare? Cosa vogliamo fare? Cosa dobbiamo fare noi sceneggiatori?

venerdì 14 novembre 2008

Una fiction migliore è possibile? (La crisi di ascolti: i risultati del sondaggio)

Terminato il sondaggio tiriamo velocemente le fila delle votazioni. Cosa abbastanza semplice visto che il 100% dei blogger ha votato la seconda risposta. Solo 15 voti, ma tutti è 15 pensano che Mediaset dovrebbe rincorrere il pubblico di Sky. Cederemmo a voi la parola molto volentieri, ma avete già commentato l'argomento in modo esaustivo durante il sondaggio. "In Trincea" e "Namastè" centrano in pieno quando ragionano sui motivi del successo di Montalbano. Montalbano ha una propria identità. Un'identità che nasce dal suo autore, Camilleri, e che riesce ad arrivare intatta sul piccolo schermo, incredibilmente, senza interferenze e compromessi. Insomma, le radici autoriali del progetto Montalbano gli permettono di vestirsi di una corazza impenetrabile agli imbastardimenti perpetrati dal network. A ben vedere quindi, quando la presenza di un "autore" viene riconosciuta e rispettata, il prodotto ci guadagna sia in qualità che in ascolti. Come avrete capito dalle foto, oltre al personaggio di Camilleri vogliamo parlare anche di un altro prodotto in onda in questi giorni su Sky, ovvero Romanzo Criminale - la serie. L'attinenza è duplice. Da una parte, perché Sky continua a produrre. Dall'altra, perché lo fa partendo da un romanzo di successo. Sul primo punto che dire? Quelli di Sky (ma anche Fox con Donne Assassine) continuano a produrre contenuti fiction italiani. Spingono la concorrenza sul territorio che era esclusivo delle generaliste e lo fanno con l'idea di voler offrire un prodotto migliore. Questo rende ancora più difficile la posizione di Mediaset. Soprattutto perché il digitale terrestre ancora non offre una programmazione creata ad hoc per il pacchetto Premium, ma al limite programma delle anteprime di cose che andranno in chiaro (e quindi pensate per la generalista). Tornando a Romanzo Criminale, non siamo qui a fare critica televisiva sulle serie in onda, la citiamo perché è un altro prodotto che già dai primi episodi sembra avere un'identità ben precisa. E la citiamo anche perché, guarda caso, pure questo progetto ha delle radici autoriali molto forti. E' chiaro che in entrambi i casi sono le identità autoriali di Camilleri e De Cataldo ad imporsi. E questo nonostante i due autori non abbiano scritto direttamente gli adattamenti televisivi dei propri romanzi. A farlo sono stati dei professionisti. Queste constatazioni non tolgono nulla al loro valore e alla loro professionalità. Queste constatazioni portano solo ad una conclusione ovvia. Anche uno sceneggiatore può dare identità autoriale ad un progetto, garantendo una sua organicità e riconoscibilità. Accade da decenni negli USA, sta accadendo nel resto del mondo. Qui in Italia, però, c'è un pregiudizio culturale nei confronti degli sceneggiatori televisivi. Un pregiudizio che nega che abbiano la capacità di immaginare mondi e dar vita a personaggi dello stesso calibro di un romanziere. E' proprio questo pregiudizio che ha portato i network ad "assediare" gli sceneggiatori moltiplicando le figure di controllo ed ingerenza sulla scrittura. Ed è questo pregiudizio che sta togliendo personalità ed identità ai prodotti. Ma soprattutto sta togliendo varietà all'offerta di fiction delle generaliste. Il primo tra RAI e Mediaset che lo capirà, il primo che farà cadere questo pregiudizio e toglierà il bavaglio agli sceneggiatori avrà più chance di sopravvivenza contro un competitor agguerrito e capace...

venerdì 7 novembre 2008

La crisi di ascolti di Mediaset: il sondaggio

Cari bloggers, il blog lancia un nuovo sondaggio. Mediaset sta attraversando una crisi di ascolti fortissima e non riesce a risollevare lo share. E' chiaro come il sole che una grossa fetta di pubblico che una volta guardava i canali dal 4 in su si è sintonizzata sul satellitare. Ma l'exploit di Montalbano, con ascolti che non si vedevano da almeno due anni e con un pubblico dalla composizione molto eterogenea, ci dice una cosa: il pubblico che è migrato su Sky può tornare alla generalista. Una concorrenza è possibile. Ci interessa sapere cosa pensate della situazione e vi chiediamo: che direzione deve prendere Mediaset per risollevarsi? Deve inseguire la RAI? O deve cercare di far tornare il pubblico che è migrato su Sky? Al sondaggio seguiranno i commenti. A voi come al solito, la parola...

venerdì 31 ottobre 2008

La presenza dello sceneggiatore sul set: risultati del sondaggio e riflessioni

Schiacciante risultato nell'ultimo sondaggio! Com'era prevedibile, vince con 27 voti pari all'81% la risposta B. Era prevedibile perché è la risposta più logica. Senza un potere riconosciuto da un contratto, il ruolo dello sceneggiatore sul set è indefinito e rimesso all'intelligenza del regista di turno. E' invece rimessa all'intelligenza del produttore capire l'importanza di prevedere e definire questo ruolo. Si parlava qualche post fa del ruolo del produttore televisivo e della sua reale necessità nel mercato attuale. Si diceva che i produttori mancano di incisività e quindi di necessità. Nei commenti a quel post si ventilava l'idea di bypassarli e di interfacciarsi direttamente col network. Qualcuno di voi, però, era dell'idea che il produttore può e deve tornare ad avere un ruolo importante. E allora ci chiediamo se non sia questa una battaglia da fare assieme a loro: dare una nuova centralità alla scrittura. Qualcosa inizia a muoversi. Lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo, Endemol ha riconosciuto a Cristiana Farina il ruolo di produttore creativo in Amiche Mie. Con questo post vogliamo augurarci che non sia un'eccezione, ma un faro. Una luce guida che ci porti verso un futuro in cui lo sceneggiatore sul set ci sia, abbia un ruolo definito e un potere vero. A voi, come al solito, la parola.

mercoledì 29 ottobre 2008

Riflettendo su Einstein (o il ruolo della critica: una postilla)

Sul Corriere della Sera di oggi, Aldo Grasso si scaglia nuovamente contro la fiction italiana e punta nuovamente il dito sulla sceneggiatura. Bersaglio la miniserie RAI Einstein. Potete leggere la critica QUI. Attenzione, non vogliamo scagliarci contro il critico televisivo ed alzare gli scudi. Questo è uno spazio di confronto e riflessione. E appunto per questo vogliamo invitarvi ad una riflessione, ricollegandoci anche a quello che scrive il blogger "ventisette" nei commenti al post precedente. Ventisette scrive: quello che accade "dietro le quinte" non può influenzare il giudizio sul prodotto finale. Ok, ma allora vi chiediamo: la critica televisiva nell'analizzare un prodotto si deve fermare alle categorie del "bello o brutto"? Dov'è lo specifico "televisivo" in questo? Una cosa su cui sarebbe interessante dibattere, prendendo come esempio Einstein, è: dov'è andato a finire una parte di pubblico delle miniserie RAI? Altro argomento interessante di cui si parla sempre troppo poco sono i palinsesti. Sarebbe stimolante se qualcuno riflettesse sulle ragioni che hanno i network a mandare in onda le serie due serate a settimana (cosa che accade sempre più spesso) soprattutto quando si sa che l'appuntamento settimanale è una componente essenziale della serialità. E sarebbe stimolante anche riflettere sull'impatto che la doppia programmazione ha sul prodotto seriale. Ma tornando alle parole di Ventisette, se è vero che la critica giudica il prodotto finito, a fronte di una sfilza di prodotti finiti giudicati deludenti, la critica potrebbe iniziare a spostare l'asse dal mero giudizio artistico/estetico. Sarebbe interessante per tutti se la critica iniziasse a domandarsi le ragioni della deriva della fiction o anche solo se riflettesse sull'impatto socioculturale derivante dall'impoverimento del racconto televisivo. Anche perché ad andare avanti così, il critico televisivo sarà sempre più costretto a fare copia e incolla con i suoi interventi precedenti piuttosto che a mettersi davanti ad un PC, a riflettere e a scrivere un pezzo ex novo...

domenica 26 ottobre 2008

Aldo Grasso, Donne Assassine e il ruolo della critica

Seguito il consiglio del blogger In Trincea siamo andati a vederci la video critica di Aldo Grasso a Donne Assassine, serie in onda da un paio settimane su FOX Crime. Guardatevi anche voi l'intervento di Grasso cliccando QUI perché il critico fa affermazioni che ci riguardano tutti da vicino. A riguardo segnaliamo anche un post di risposta proveniente dal blog di Barbara Petronio e Leonardo Valenti, curatori dell'adattamento italiano della serie. Basta cliccare QUI per leggerlo. Crediamo che la risposta dei due sceneggiatori sia esaustiva e apre una questione importante. Ci sarebbe da discutere a lungo, infatti, sulla competenza e il ruolo della critica televisiva italiana. E proprio per questo lasciamo a voi la parola. Cosa ne pensate?

venerdì 24 ottobre 2008

Nuovo sondaggio - la presenza dello sceneggiatore sul set

Mentre attendiamo vostri commenti sul sondaggio precedente, ne lanciamo uno nuovo. Ci piacerebbe sapere cosa pensate della presenza degli sceneggiatori sul set delle fiction che scrivono. Pensate sia una cosa utile o meno? A voi la parola...

giovedì 23 ottobre 2008

Codice deontologico - il sondaggio: risultati e commenti

Ed eccoci a commentare il nostro secondo sondaggio. Prima di tutto vi ringraziamo per la partecipazione. Ci sono stati il doppio dei voti del sondaggio precedente e questo vuol dire che la comunità che frequenta questo blog sta crescendo. Speriamo di aumentare sempre di più, post dopo post.

Passiamo ai risultati del sondaggio che, come potete vedere qui a sinistra, vede vincere di pochissimi voti la risposta C. Pari merito i risultati B e D. Quello che balza agli occhi è che in una medesima situazione ci comportiamo nei modi più disparati. Insomma il sondaggio sembra evidenziare mancanza di una visione univoca della correttezza professionale. E così passiamo dal fairplay della risposta B all'homo homini lupus della risposta D. Ma non vogliamo dare nessun giudizio "morale". Quando ad un mestiere mancano delle regole deontologiche tutto è lecito e condivisibile. Ma le regole sono fondamentali, perché siamo convinti che chi ha risposto con l'opzione D sotto sotto ha pensato "se non me lo prendo io questo lavoro, se lo prende un altro". La mancanza di regole ci fa sentire più soli, genera paura. E la paura è nemica della ragione e della saggezza. Proprio per questo è importante cercare di elaborare un "codice deontologico". Perché ci darà qualche certezza in più. La certezza che il collega accanto a me non mi pugnalerà alle spalle, perché è legato ad un vincolo di correttezza. La certezza di appartenere ad una categoria professionale, organizzata. Una categoria importante, la nostra, perché dovrebbe generare cultura. La certezza di non sentirsi un canarino circondato da gatti famelici...

domenica 19 ottobre 2008

La vita sarà meravigliosa per noi sceneggiatori?

Qualcuno di voi avrà seguito l'intervista a Fedele Confalonieri ad Il Grande Talk di venerdì sera, altri avranno letto le dichiarazioni del Presidente di Mediaset sui giornali, altri ancora lo avranno fatto aprendo il Televideo. Ma scommettiamo che tutti voi avete pensato: "Lo sapevo... ci risiamo" Per chi non è informato, Confalonieri ha commentato la crisi di Mediaset e in particolare quella della fiction italiana. Partendo dal flop di Crimini Bianchi, Confalonieri sostiene che la serie Taodue sarebbe andata male perché troppo ansiongena. Confalonieri prosegue e afferma che in un momento di crisi come questo "la gente ha bisogno di favole". E come esempio cita Frank Capra e "La vita è meravigliosa". Quindi, tradotto in soldoni, da oggi in poi cari colleghi scriveremo tutti delle belle favole. Ma, con le sue affermazioni, Confalonieri presta il fianco ad una serie di osservazioni... La lettura che fa ci sembra riduttiva e semplicistica, addirittura estemporanea e non ragionata a fondo. La crisi di Mediaset nasce molto prima della crisi dei mercati finanziari. E' chiaro come il sole che una parte di pubblico si sta spostando su Sky. Ed è un pubblico preziosissimo per una tv commerciale perchè è quello pagante, che è disposto a spendere e quindi perfetto bersaglio dei pubblicitari. Non è un caso che sia proprio Mediaset a risentire di più dell'ingresso sul mercato di Sky. Ma se la lettura è semplicistica, la soluzione è ancora più naif. Ok, ammettiamo che Confalonieri abbia ragione. La gente ORA vuole vedere le favole. Mediaset ORA commissionerà la realizzazione di favole. Ma, tra l'ORA e la messa in onda di questi eventuali nuovi progetti , passerà almeno un anno e mezzo. E in un anno e mezzo può succedere di tutto. Per spiegarci meglio, ci mettiamo subito al lavoro raccontando una bella favola. La storia di una crisi economica che viene miracolosamente superata in un anno e mezzo. I mercati risalgono, c'è un nuovo impulso economico. E tutti vissero felici e contenti... E quando arriveranno, le nuove favole Mediaset saranno già vecchie e superate. E poi, ci viene da sorridere a leggere la citazione di "La vita è meravigliosa" di Capra. Già, perchè il film di Capra fu un flop al botteghino e il regista fu costretto a vendere la sua Liberty Films alla Paramount per correre ai ripari. Questo perché nel 1946, con l'America uscita dalla Seconda Guerra Mondiale, i film di Capra agli occhi del pubblico erano già superati... Se si guarda al passato per imparare, almeno ci si guardi bene...

venerdì 17 ottobre 2008

La SACT è su FACEBOOK

Vi informiamo che la SACT ha appena aperto una propria pagina Facebook. La trovate cliccando QUI.

mercoledì 15 ottobre 2008

La maledizione gitana

Pubblichiamo volentieri il provocatorio intervento di un blogger, Manouche, intitolato "La maledizione gitana": Caro collega, nel piccolo sondaggio apparso sul sito Sact qualche giorno fa, su chi fosse il responsabile di una brutta fiction televisiva, ho votato “lo sceneggiatore”, che se ne stava tristemente allo zero per cento, puro come un santo tra i peccatori.

L’ho fatto per rispetto, caro collega, per rispetto a me stesso e a te, perché capirai certo che pensare che non abbiamo responsabilità, significa sottintendere che non contiamo niente.

Io penso invece che contiamo qualcosa, anche adesso, nella situazione degradata e di totale “recessione creativa” in cui vive la nostra televisione da qualche anno.

Contiamo eccome caro collega, contiamo per le idee che nonostante tutto portiamo al tavolo dei nostri committenti, per il lavoro che siamo in grado di fornire, per i soldi che chiediamo.

Contiamo, ma non vogliamo prenderci questa responsabilità.

Conosco bene la lista di lamenti e analisi che ti vengono in mente e in parte li condivido, eppure ogni volta che mi chiedo che cosa possiamo fare noi sceneggiatori per risolvere i nostri problemi, mi viene il dubbio che in realtà, non siamo troppo interessati a risolverli.

Invoco quindi su di noi, la maledizione gitana: che dio ci conceda quello che desideriamo! Finalmente potremo dar prova della incredibile forza creativa e capacità innovativa che fino ad oggi ci hanno impedito di esprimere, finalmente saremo valutati (e pagati) per le nostre capacità e non per le nostre relazioni, finalmente potremo confrontarci con l’invidiata fiction statunitense e dare vita ad un rinascimento della fiction italiana. Al lavoro quindi, in fondo il momento è favorevole: quando l’economia frena, lo spettacolo prospera, si sa.

Che dio ci conceda tutto questo, caro collega, sperando di non scoprire che una volta liberi di dire, non sappiamo che cosa dire e neppure come; sperando di non accorgerci che anche noi abbiamo approfittato per molto tempo della “bolla culturale” che permette al nostro sistema televisivo di registrare guadagni, mentre ogni anno perde una quantità di spettatori reali.

Manouche

Che ne pensate? Aspettiamo le vostre repliche e vi invitiamo ad accendere nuove micce inviando i vostri scritti a blog@sact.it

martedì 14 ottobre 2008

Codice deontologico - il sondaggio

Come anticipato nei commenti, iniziamo ad affrontare una questione che sta a cuore a tutti noi sceneggiatori: il codice deontologico. Lo facciamo dando voce a In Trincea blogger che frequenta questo spazio e che ci ha proposto un interessante sondaggio: "Gli sceneggiatori stanno diventando sempre più numerosi, il piatto della fiction sempre più povero, il sistema produttivo più ricattatorio e prepotente. Ci ritroviamo spesso, come cani e gatti, a contenderci un osso, ovvero un contratto. Chi conquista l'osso si guadagna anche odio e rancore. Ma litigare fra noi indebolisce la categoria. Cerchiamo un codice di comportamento. Per esempio... Una produzione chiama uno sceneggiatore "di fiducia" e gli dice: Ho qui un contratto avviato con un network. L'idea è bella, il soggetto è di Tizio, però il network ha voluto mettergli accanto per la sceneggiatura anche Caio. Siamo alla seconda revisione, ma è un disastro. Il network non ha approvato la sceneggiatura e sta per bloccare il contratto. Me la riscrivi di corsa? Secondo voi, cosa dovrebbe fare lo sceneggiatore di fiducia?" Nel box a destra, come al solito, la possibilità di esprimere il vostro parere con una serie di opzioni diverse. Vi chiediamo di rispondere onestamente, tanto rimarrete anonimi. Torneremo sulla questione "codice deontologico" a sondaggio ultimato.

domenica 12 ottobre 2008

Sondaggio, risultati e commenti: autori senza libertà?

Chiuso il primo sondaggio, tiriamo le somme. Uno schiacciante 73% di utenti del blog ritiene che la responsabilità della bruttezza di un prodotto dipenda dall'editor di rete. Seguono a pari merito con il 10% ciascuno il produttore e lo sceneggiatore e si conclude con un 5% per il regista. Partiamo da quest'ultimo. Evidentemente per i votanti, il regista non ha potere decisionale sul prodotto televisivo. Questo in astratto è sostanzialmente corretto anche se non sempre vero, almeno qui in Italia. Il risultato la dice comunque lunga sulla percezione che si ha del ruolo del regista televisivo: un esecutore. Stesso discorso vale per il produttore e qui ci ricolleghiamo al discorso aperto in un post di qualche giorno fa. Ora come ora, una buona parte dei produttori sono "ostaggio" del sistema di finanziamento dei prodotti tv. E' interessante notare come solo un'esigua parte di voi (2 bloggers) abbia votato per lo sceneggiatore. E non crediamo che sia per uno spirito protezionista "di categoria", quanto perché rispecchia la situazione televisiva attuale: lo sceneggiatore è in manette. Il nostro lavoro è indirizzato pesantemente dal network. E la figura preposta al controllo come sappiamo è l'editor di rete. A questo punto allarghiamo la discussione e vi chiediamo: sapete che noi sceneggiatori siamo responsabili di quello che scriviamo? E lo siamo proprio come uno scrittore lo è del proprio libro. Questo perché, per il diritto italiano, noi siamo "autori" della sceneggiatura. Quindi, sulla base di questo importante e non trascurabile assunto ci e vi chiediamo: come possiamo tollerare che la responsabilità artistica di un prodotto si ascriva a dei soggetti che non sono considerati "autori"? Ce ne sarebbe abbastanza per intavolare un discorso molto serio con i network, non credete?

mercoledì 8 ottobre 2008

Toc Toc! posso emergere?

Dedichiamo questo spazio a tutti quelli che si stanno affacciando sul mondo del lavoro come sceneggiatori: gli emergenti. Emergere è difficile, lo sappiamo. E questo nonostante il mercato offra diversi tipi di prodotto e di formato (miniserie, serie tv, soap, sit com, ecc). Quello che ci chiediamo e vi chiediamo è: quali sono le vie di accesso alla professione di sceneggiatore oggi? Immaginiamo che sia ancora in uso il vecchio sistema dello "stare a bottega". Tradotto in termini pratici, il giovane sceneggiatore è uno "schiavo" che scrive e non firma e nel frattempo... impara. Altre volte invece ha il miraggio della libertà perché firma il proprio lavoro. Ma è solo un miraggio perché, pur scrivendo tutto lui, divide la firma con un professionista affermato che rilegge svogliatamente e verga "per conoscenza". Ma immaginiamo che esistano anche sistemi meno vessatori, in cui l'emergente ha l'occasione di firmare il proprio lavoro da solo e senza compromessi. Purtroppo l'immaginazione non basta. Per avere un quadro preciso dello stato attuale dell'accesso al mercato abbiamo bisogno di voi. Raccontateci le vostre esperienze scrivendole nei commenti. Ci aiuteranno a focalizzare i problemi e le possibili soluzioni.

lunedì 6 ottobre 2008

Produttore o mio produttore...

Nei commenti è uscito fuori un argomento interessante: qual'è la funzione reale del produttore nel sistema televisivo italiano? L'argomento si fa ancora più interessante se visto alla luce dei dibattiti che ci sono stati sia al Telefilm Festival che al Roma Fiction Fest di quest'anno. In entrambe le occasioni, i produttori si sono lamentati di non avere alcun diritto sul prodotto finito, perché il network li acquisisce tutti divenendone l'unico proprietario. La risposta che è arrivata, semplice ed affilata, è stata: se non rischi nulla, non hai diritto a nulla. Se è il network a finanziare il 100 per 100 del prodotto dallo sviluppo alla realizzazione, il network pretende di avere tutti i diritti. Come biasimarli? Viviamo in un sistema televisivo in cui il produttore passa i soldi che gli dà il network trattenendone una parte... ma per cosa? Gli editor di rete indirizzano il lavoro di scrittura, vanno sul set, al montaggio. Lo sceneggiatore, senza un supporto, è lasciato in completa balia dell'invadenza del network. C'è qualcuno che tenta addirittura di infilare sui contratti degli sceneggiatori un intollerabile "pagamento ad approvazione del network"! E il produttore si becca comunque il suo producer's fee che forse a questo punto dovremmo tornare a chiamare col suo vero nome: cresta! Allora, chiediamo provocatoriamente: i produttori in tv sono davvero necessari? Non basterebbero dei semplici organizzatori generali? Quanto risparmierebbe il network in termini di budget?

sabato 4 ottobre 2008

E partiamo anche con i sondaggi!

Da oggi e per sette giorni, qui sulla destra trovate un nuovissimo sondaggio. Rispondete cliccando sulla risposta che ritenete più giusta, rimarrete anonimi. Partiamo con una domanda che rivolgiamo sia agli sceneggiatori che ai navigatori non professionisti: se una serie è brutta, chi è il responsabile principale? Questo è solo il primo dei sondaggi che proprremo. Ogni settimana ne inseriremo uno nuovo e contemporaneamente commenteremo i risultati del precedente. Se avete argomenti che vi interessa siano trattati potete suggerirli qui nei commenti o scrivendo a blog@sact.it

giovedì 2 ottobre 2008

Il prime time deludente di Canale 5: di chi la colpa?

Avevamo detto che ci saremmo occupati di tv e dati d'ascolto e iniziamo subito mettendo il dito nella piaga. Il periodo di garanzia è iniziato quasi da un mese e Mediaset sta inanellando una serie di risultati abbastanza deludenti. Non sfonda con la fiction, non convince con l'intrattenimento. Concentriamoci sulla prima, che ci interessa di più. A guardare meglio i dati, quelli che hanno funzionato di meno sono i nuovi prodotti. Regge a malapena il rodato (anche troppo!) Distretto di Polizia e le "nuove leve" non ingranano. Il sangue e la rosa è andato calando di serata in serata e Crimini Bianchi è partita con un ascolto al di sotto di qualsiasi aspettativa ed è a rischio soppressione. Errori di palinsesto? Forse. E forse la colpa la si può attribuire alla direzione scelta dalla rete, perennemente in bilico sull'orlo del trash o del revival di prodotti con le ragnatele. Ma guardiamoci allo specchio per una volta: quanto siamo responsabili noi scrittori delle cose che si vedono in tv? A voi, cari sceneggiatori, la palla...

mercoledì 1 ottobre 2008

Parte il nuovo blog della SACT

Sei uno sceneggiatore sottopagato? Senza diritti? Stanco del sistema televisivo italiano? Non spararti! Raccontaci la tua storia, rimarrai anonimo e ci aiuterai a focalizzare meglio la situazione del mercato italiano.

Vuoi dire la tua sulle iniziative della SACT? Intervieni e fatti sentire!

La SACT non ha deciso di cambiare solo il look del sito, ma di fornire nuovi servizi. In quest'ottica parte da oggi il nuovo blog. Sarà un luogo di discussione, proposizione ma soprattutto di denuncia.

È ora di dar voce allo scontento degli sceneggiatori italiani. È ora di ascoltare le richieste degli autori. E noi siamo qui per farlo.

In questo spazio analizzeremo anche la situazione televisiva, commentando i dati di ascolto e i trend del mercato. Il tutto senza ipocrisia ma con un piglio di aggressività e sfacciataggine.

Invia i tuoi suggerimenti o la tua storia alla mail blog@sact.it. Fatti sentire!