sabato 30 maggio 2009

Money, money, money!!!

Ok, arrivati al secondo incontro dell'evento "Created by" abbiamo avuto un quadro delle differenze tra il mercato inglese e francese.
Diciamocela tutta, la cosa che balza immediatamente agli occhi è l'incredibile disparità di trattamento economico tra noi e i nostri cugini europei.
Ecco i compensi per un episodio da 50':
Inghilterra, 50.000 sterline
Francia, 30/35.000 euro
Italia, si oscilla dai 3.000 ai 15.000 euro
Non ci vengano a dire broadcasters e produttori che i budget sono diversi perché la verità è che sono molto simili, soprattutto quelli delle fiction francesi. 
La differenza è l'incidenza che la scrittura ha nel budget complessivo, un'incidenza che la dice lunga sulla diversa importanza che Francia ed Inghilterra danno al lavoro dello sceneggiatore.
Le suddette cifre vengono garantite in entrambi i Paesi da un accordo di buona condotta tra produttori e sceneggiatori.
Da noi, c'è ancora la giungla. Con belve feroci pronte ad azzannarsi per prede sempre più striminzite. 
A questo punto lanciamo un bel sondaggio e vi chiediamo cosa volete che faccia la SACT a riguardo.
Vi ricordiamo che, non doveste trovare le risposte del sondaggio di vostro gradimento, siete invitati ad esprimere il vostro parere nei commenti.
Come sempre... a voi la parola!

mercoledì 27 maggio 2009

"Mantenere una distanza critica e realizzare opere personali"

Secondo appuntamento per "Created by". Questa volta a parlare della situazione del mercato televisivo francese è stato Frédéric Krivine (Police Judiciaire, Anne Le Guen) che ha presentato in anteprima il primo episodio della sua nuova serie Un Village Français, da lui scritta e prodotta per France 3.
Dopo l'Inghilterra, quindi, la Francia, che ha un mercato ed un panorama televisivo molto simile a quello italiano. Anche la Francia è un mercato giovane, che è stato abituato per anni più ai formati da 100' che ai 50' anglosassoni. Ed è proprio questo il principale motivo della crisi che sta attraversando ora il prodotto autoctono francese
"Con lo sbarco in prima serata delle fiction americane", dice Krivine, "il pubblico è cambiato e la serie classica francese è diventata ben presto obsoleta."
Gli sceneggiatori e i network stanno reagendo, cercando di proporre un prodotto che si avvicini al linguaggio delle serie americane. 
"Bisogna studiare il linguaggio del prodotto americano", aggiunge Krivine, "perché il nostro prodotto in confronto ad esso ne esce sicuramente perdente..."
Un Village Français va proprio in questa direzione, senza perdere un sapore francese. La serie, che racconta l'occupazione nazista di un piccolo villaggio, rispetta i canoni del formato da 50' ma senza scimmiottare i prodotti americani.
Krivine ha lavorato quattro lunghi anni al progetto e lo ha fatto in una veste particolare. Anche lui, come Pharoah, ha aperto una propria società di produzione ed è diventato a tutti gli effetti co-produttore della serie, garantendosi un controllo sul prodotto finale.
Krivine ha incoraggiato gli sceneggiatori presenti a compiere il passo e ha brevemente definito l'atteggiamento che, a suo parere, dovrebbe avere uno scrittore televisivo: 
"Bisogna mantenere una distanza critica e realizzare opere personali."
Sono parole che sposiamo volentieri.
In un colloquio privato, in separata sede, ci siamo trovati a parlare anche del ruolo del regista in tv (ruolo ricoperto anche da Krivine, in alcuni casi) e ci ha spiegato come l'avvicendamento di più registi lungo l'arco della serie non è solo utile, ma necessario.
"E' sempre una questione di distanza", ci ha detto Krivine, "Se un regista gira tutta la serie e addirittura più stagioni della stessa serie, finisce per innamorarsi degli attori, del set, del suo modo di girare e perde di vista il racconto..."
Un capitolo a parte meritano le cifre dei compensi degli sceneggiatori francesi. Prendendo come esempio Un Village Français, un episodio da 50' ha un budget complessivo di un milione di euro e uno sceneggiatore prende tra i 30 e i 35 mila euro. Se il costo orario complessivo è praticamente identico al prodotto italiano (vi ricordiamo che Un Village Français è in costume) non possiamo dire lo stesso per quanto riguarda il compenso della scrittura.
Krivine ci ha anche delucidati sulla situazione contrattuale francese. 
"Non esiste un contratto nazionale, ma un Accordo di Buona Condotta con i produttori", ovvero una sorta di decalogo che definisce i rapporti lavorativi e i compensi minimi.
Ecco questa è un'ipotesi possibile, un traguardo che la SACT sente di potersi proporre e che si augura di raggiungere.
Ultime righe dedicate alla partecipazione, sempre molto alta. E segnaliamo di nuovo la forte presenza delle strutture editoriali Mediaset e RAI. Speriamo vivamente che questa presenza sfoci in un momento di confronto tra sceneggiatori e strutture editoriali, per regolare in modo proficuo e produttivo il rapporto lavorativo che ci lega.
Non ci resta che ricordarvi che il terzo incontro si svolgerà il 15 giugno sempre presso la Casa del Cinema e vedrà protagonista Paul Abbott (Shameless, Colcking Off e State of play). Per l'occasione verrà proiettato un episodio della serie Shameless.

giovedì 21 maggio 2009

Created by, un primo sondaggio

La SACT tiene così tanto all'iniziativa "Created by..." che vuole non solo la vostra partecipazione fisica agli incontri ma anche il vostro parere sulla loro riuscita. Per questo da questa settimana facciamo partire una serie di sondaggi, che accompagneranno report e approfondimenti sui vari meeting.
Come al solito, trovate il sondaggio in alto a destra. Fatevi sentire!
Segnaliamo anche una novità. Da oggi potete seguire il blog della SACT diventando lettori fissi. Per scoprire come, cliccate sull'icona sotto alla finestra del sondaggio.

lunedì 18 maggio 2009

"Non è una questione di potere, è una questione di influenza..."

Ottimo riscontro per il primo incontro dell'iniziativa "Created by", organizzata dalla SACT e patrocinata dal Roma Fiction Fest. 
Ottimo riscontro su diversi fronti.
Primo: la partecipazione.
L'incontro ha registrato una forte presenza da parte dei colleghi scrittori di tutte le generazioni, dagli esordienti ai più navigati.
Ma la cosa che ci ha fatto ancora più piacere è stata registrare la forte partecipazione della struttura di story editing di Mediaset, che ha dimostrato sensibilità ed interesse all'argomento.
C'era pure qualche story editor della RAI, anche se in misura decisamente minore.
Secondo: l'incontro
Ashley Pharoah ha risposto in modo esauriente alle domande che gli sono state poste sia dal moderatore Marco Spagnoli, sia dagli sceneggiatori che erano tra il pubblico. Ha raccontato il percorso che l'ha portato a ricoprire il ruolo di writer/producer delle sue serie e ha soddisfatto le curiosità dei presenti descrivendo il rapporto tra network, produttore e sceneggiatore nell'esperienza televisiva inglese e alimentando la certezza che la presenza di uno sceneggiatore nelle diverse fasi produttive è non solo utile ma, ormai e sempre più, necessaria
I dettagli dell'incontro verranno pubblicati prossimamente sul sito della SACT insieme ad un piccolo montaggio video dell'evento. Ma il senso del ruolo di responsabilità dello scrittore e la necessità di un suo "peso" creativo nell'intero progetto, sta tutto nella frase che da il titolo al post, una frase illuminante detta da Pharoah durante l'incontro: "Non è una questione di potere, è una questione di influenza..."
(una postilla importante)
Terzo: i grandi assenti, ovvero i produttori
Nello scrivere il post ci siamo completamente dimenticati di sottolineare una cosa. Se l'incontro ha visto una larga partecipazione di scrittori ed editor, non possiamo dire lo stesso circa la presenza dei produttori. La cosa fa riflettere, soprattutto per la mancanza di lungimiranza.
Prossimamente pubblicheremo un post dedicato al Fiction Day e alle dichiarazioni di Scheri che ha ufficializzato quello che si sapeva già da un po'. Mediaset taglierà il budget della fiction del 30%. La fiction non è più vista come un investimento strategico e questo in netta controtendenza rispetto al resto del globo.
Ma la cosa non ci sorprende, visto il modo in cui la fiction in Italia viene sviluppata e i risultati qualitativi (e di conseguenza numerici) che produce.
E i produttori, che soffriranno di riflesso le conseguenze dei tagli, invece di incoraggiare una "cura" ad un sistema viziato e ridare importanza alla fiction, preferiscono starsene a casa (o in ufficio) preparandosi solo a barcamenarsi.
Perché alla fine in Italia funziona così: la fiction si scrive e si produce "barcamenandosi". 
Ma quando la torta da spartire diventerà troppo piccola, scenderanno amare e, ahinoi, tardive lacrime di pentimento...

lunedì 11 maggio 2009

Created by - la tv delle idee, la tv degli scrittori

Il Convegno di cui si è discussa l’impostazione nell’assemblea del 6 Maggio si intitola “Created by” e può dare l’impressione che riguardi solo alcuni autori. Non è così. Per la SACT resta fondamentale tutelare i diritti di tutti gli autori di fiction ed è convinta che questo si possa ottenere solo con un contratto tipo. Lo abbiamo proposto ma non siamo stati ascoltati perché troppo deboli. Da qui la necessità di azioni per ridare forza e centralità alla figura dell’autore. Il Convegno, come gli incontri con i colleghi stranieri, sono punti del percorso in fondo al quale contiamo di riproporre il contratto con una voce più forte.   Ripensare, ridefinire il ruolo dell’autore, conviene a tutti gli sceneggiatori e alla fiction stessa.

 

Il Convegno, si è detto in assemblea, non deve essere un momento rivendicativo bensì di auspicio e sogno. Ci si rende conto che una figura di autore come “creatore della serie”, come “showrunner” decisionale su ogni fase della produzione, sarebbe dirompente nel nostro attuale sistema di produzione, ma se intendiamo il Convegno come luogo dove mettere in campo “il sogno” è doveroso parlarne.  E’ doveroso fare ipotesi di modalità di lavoro che permettano agli autori di liberare la loro creatività ma anche che favoriscano una fiction diversa, che sappia sorprendere e contrastare l’erosione del pubblico che incomincia a manifestarsi.  Questo dovrebbe essere un argomento di interesse trasversale. La salute della fiction sta a cuore agli autori come ai produttori e ai broadcaster ed è sotto gli occhi di tutti, oltre che risultato di ricerche accademiche, che nel futuro prossimo della fiction sono previsti nuovi media e nuovi pubblici di cui bisogna tener conto.

Dopo l’analisi della situazione si potrebbe chiedere ai nostri interlocutori le loro proposte e, in seguito, parlare delle nostre, che sono molto chiare e parlano di “ricerca e innovazione.”

Dobbiamo saper convincere Produttori ed Emittenti che le nostre proposte sono convenienti per tutti.

Al momento in Italia i tempi di produzione della fiction sono lunghissimi. I ripensamenti degli editori e i numerosi interventi a vari livelli sulla scrittura fanno sì che tra l’idea e la messa in onda del prodotto passino anni. Come si può tenere il passo con l’attualità? La lentezza cancella l’efficacia del prodotto. Inoltre se, dopo anni di lavoro, la serie viene bocciata dal pubblico bisogna sospenderla buttando via decine di ore di prodotto già pronto.  Uno spreco di soldi.

Per velocizzare la produzione ed eliminare lo spreco di denaro occorre adottare un sistema di produzione industriale. L’esempio ci viene dal mondo anglosassone dove tra l’elaborazione della scrittura e la messa in onda del prodotto passano solo alcuni mesi. Si parte con la commissione di un numero limitato di serate che, però, vengono poi prolungate modificando il prodotto secondo le reazioni del pubblico.  Perché questo sia possibile occorre che l’autore, la figura che ha in mente la direzione da prendere,  abbia una vera possibilità decisionale.

La fiction è il prodotto di più volontà ma occorre che i ruoli siano chiaramente definiti:

le emittenti devono dare chiare linee editoriali e individuare a quale pubblico rivolgersi.

I produttori devono portare idee che rispondano alle linee editoriali e l’emittente deve scegliere il produttore con la migliore idea.

Gli autori propongono le idee ai produttori e si prendono la responsabilità di realizzarle esattamente per come sono state proposte e scelte.

L’autore si assume la responsabilità del prodotto finale.