martedì 4 dicembre 2012

DIRITTO D'AUTORE: UNA PETIZIONE


Domani 5 dicembre, Manuel Barroso ha convocato la Commissione Europea per prendere alcune decisioni sul sistema del diritto d`autore in Europa.


La SAA (che raccoglie un nutrito pacchetto di società di collecting tra cui la SIAE) ha lanciato una petizione, in cui si chiede di non modificare i diritti degli autori, soprattutto se si vuole farlo in nome di un supposto danno alla libera fruizione dei beni culturali da parte dei cittadini europei.



Il diritto dell`autore di beneficiare del ricavo delle proprie creazioni, da Beaumarchais in poi, non è mai stato un diritto opposto al diritto degli altri di fruire di quelle stesse creazioni: l`art. 27 della dichiarazione ONU dei diritti dell`uomo li elenca uno di seguito all`altro, in pari grado. Ma il fatto è che quando, a proposito di diritto d`autore, oggi si pronuncia la parola libertà, si vuole parlare di web.  Sul web, denuncia la petizione, non volano solo gli angeli dello spirito "libero", ma anche gli interessi economici di molte lobby che sentono frenata la loro "libertà" di guadagno dalle leggi sul dir itto d`autore. Quindi la SAA chiede di lasciare le cose come stanno, di premere il pedale del freno o semmai di tirare il freno a mano, salvaguardando le tasche degli autori dalle mani avide delle industrie.
Voi sapete che la SACT, unica tra le associazioni degli autori, si è sempre posta il problema del diritto degli utenti del web ed è quindi con spirito veramente libero che vi invitiamo a firmare IMMEDIATAMENTE (la commissione si riunisce domani) e serenamente la petizione. Cogliamo anche l`occasione per segnalarvi una preoccupazione sollevata da Bernie Corbett (Writers` Guild of Great Britain) e che condividiamo: non dovrebbero essere gli autori a gestire i loro interessi al posto delle società di collecting? Sì, dovrebbero. Nel prossimo futuro. Ce ne stiamo occupando.


Il testo  della petizione tradotto in italiano dalla SIAE

Sul diritto d'autore è stato detto di tutto. E' stato accusato, in questi ultimi anni, di impedire la circolazione delle opere, di creare ostacoli all'accesso dei consumatori alle opere stesse, di favorire i più ricchi e, cosa peggiore di tutte, di essere il nemico della libertà d'espressione. Quando è troppo è troppo!
Il 5 dicembre, su proposta di José Manuel Barroso, Presidente della Commissione europea, il collegio dei Commissari si riunirà per esaminare le iniziative che la Commissione potrebbe prendere nel campo del diritto d'autore. Se si pensa all'interconnessione e alla promiscuità esistente tra fortissimi interessi privati contrari al diritto d'autore e certi servizi e direzioni della Commissione, c'è da temere il peggio. Poiché, è impossibile sbagliarsi, certi messaggi che fanno del diritto d'autore il nemico dell'accesso alla cultura non sono certo l'emanazione di qualche personalità marginale all'interno dell'Europa.
Attorno a questa lotta contro il diritto d'autore, contro il diritto degli autori di vivere della loro arte e di ricavarne un giusto compenso, si è organizzata una vera e propria coalizione: le lobby delle grandi imprese della rete, spesso americane, che vorrebbero sottrarsi sia ai loro obblighi fiscali verso gli Stati che nei confronti della creazione e della diversità culturale; certe lobby dei consumatori che considerano un orizzonte insuperabile la soddisfazione immediata e illimitata dei loro mandanti, quali che siano le conseguenze negative e nefaste per l'industria culturale, per i posti di lavoro nella cultura e per il finanziamento della creazione a venire; certi uffici amministrativi europei e persino alcuni Commissari che rinchiudono il diritto d'autore e la diversità culturale in vecchie frontiere che li separano irrimediabilmente dal mondo digitale.
Certamente il diritto d'autore è antico di diversi secoli, ma è anche incredibilmente moderno, duttile, flessibile. Il diritto d'autore moderno è l'opera di un genio, Beaumarchais, che ha segnato il suo tempo con tutte le sue lotte per la libertà. Cento anni dopo, è evidente che gli sviluppi tecnologici si sono prodotti ad un ritmo sempre più rapido senza tuttavia far sì che il diritto d'autore si sia fossilizzato e senza che questi vietino di salvaguardare un principio essenziale: mantenere il diritto degli autori a beneficiare di un giusto compenso per lo sfruttamento delle loro opere, facilitando al contempo l'accesso del pubblico alle opere culturali.
Come si può pensare che la volontà di un autore sia quella di impedire che la sua opera, il suo film, il suo libro, la sua musica non siano più visti, segnalati, commentati dal pubblico? Come si può pensare che la facilità offerta dal digitale non avrebbe minacciato questo diritto dell'uomo (art. 27 della Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo), quello degli autori a percepire un compenso quando la loro opera viene utilizzata?
Ci sono principi fondamentali che nessun tablet, smartphone, o nuovo servizio debbono poter rimettere in discussione. Il rispetto del diritto d'autore è uno di questi.
Tuttavia ogni giorno, in Europa, in questa Europa nella quale il diritto d’autore affonda le proprie radici, la sua influenza è contestata, il suo ambito attaccato, la sua gestione collettiva criticata. Ogni giorno vengono proposte nuove eccezioni, che sono in realtà delle autentiche espropriazioni; ogni giorno i meccanismi che permettono di finanziare la creazione sono messi in discussione in nome del libero mercato; ogni giorno il compenso per copia privata è denigrato. In poche parole, l'insieme delle fonti di guadagno destinate ai creatori è minacciato e sotto attacco.
A beneficio di chi? Certamente non dei creatori, la cui situazione generale diventa ogni giorno più precaria in moltissimi paesi! E certamente non a vantaggio dei consumatori il cui accesso alle opere non è per niente facilitato dalla messa in discussione dei diritti d'autore e per i quali il costo di acquisto dei prodotti digitali non diminuisce affatto con il calo dei compensi degli autori!
Signore e Signori Commissari, vi riunirete il 5 dicembre sotto lo sguardo vigile dei creativi europei, una comunità che tanto contribuisce a costruire la futura identità europea. Per loro il diritto d'autore è ancora la migliore garanzia di un giusto compenso e la migliore speranza di poter continuare a creare.
"L’Europa ama il Cinema", "L’Europa ama la cultura"? Sono begli slogan, ma devono essere messi in pratica e, soprattutto, ne deve essere coniato uno nuovo: "L'Europa ama il diritto d'autore"!

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