lunedì 11 maggio 2009

Created by - la tv delle idee, la tv degli scrittori

Il Convegno di cui si è discussa l’impostazione nell’assemblea del 6 Maggio si intitola “Created by” e può dare l’impressione che riguardi solo alcuni autori. Non è così. Per la SACT resta fondamentale tutelare i diritti di tutti gli autori di fiction ed è convinta che questo si possa ottenere solo con un contratto tipo. Lo abbiamo proposto ma non siamo stati ascoltati perché troppo deboli. Da qui la necessità di azioni per ridare forza e centralità alla figura dell’autore. Il Convegno, come gli incontri con i colleghi stranieri, sono punti del percorso in fondo al quale contiamo di riproporre il contratto con una voce più forte.   Ripensare, ridefinire il ruolo dell’autore, conviene a tutti gli sceneggiatori e alla fiction stessa.

 

Il Convegno, si è detto in assemblea, non deve essere un momento rivendicativo bensì di auspicio e sogno. Ci si rende conto che una figura di autore come “creatore della serie”, come “showrunner” decisionale su ogni fase della produzione, sarebbe dirompente nel nostro attuale sistema di produzione, ma se intendiamo il Convegno come luogo dove mettere in campo “il sogno” è doveroso parlarne.  E’ doveroso fare ipotesi di modalità di lavoro che permettano agli autori di liberare la loro creatività ma anche che favoriscano una fiction diversa, che sappia sorprendere e contrastare l’erosione del pubblico che incomincia a manifestarsi.  Questo dovrebbe essere un argomento di interesse trasversale. La salute della fiction sta a cuore agli autori come ai produttori e ai broadcaster ed è sotto gli occhi di tutti, oltre che risultato di ricerche accademiche, che nel futuro prossimo della fiction sono previsti nuovi media e nuovi pubblici di cui bisogna tener conto.

Dopo l’analisi della situazione si potrebbe chiedere ai nostri interlocutori le loro proposte e, in seguito, parlare delle nostre, che sono molto chiare e parlano di “ricerca e innovazione.”

Dobbiamo saper convincere Produttori ed Emittenti che le nostre proposte sono convenienti per tutti.

Al momento in Italia i tempi di produzione della fiction sono lunghissimi. I ripensamenti degli editori e i numerosi interventi a vari livelli sulla scrittura fanno sì che tra l’idea e la messa in onda del prodotto passino anni. Come si può tenere il passo con l’attualità? La lentezza cancella l’efficacia del prodotto. Inoltre se, dopo anni di lavoro, la serie viene bocciata dal pubblico bisogna sospenderla buttando via decine di ore di prodotto già pronto.  Uno spreco di soldi.

Per velocizzare la produzione ed eliminare lo spreco di denaro occorre adottare un sistema di produzione industriale. L’esempio ci viene dal mondo anglosassone dove tra l’elaborazione della scrittura e la messa in onda del prodotto passano solo alcuni mesi. Si parte con la commissione di un numero limitato di serate che, però, vengono poi prolungate modificando il prodotto secondo le reazioni del pubblico.  Perché questo sia possibile occorre che l’autore, la figura che ha in mente la direzione da prendere,  abbia una vera possibilità decisionale.

La fiction è il prodotto di più volontà ma occorre che i ruoli siano chiaramente definiti:

le emittenti devono dare chiare linee editoriali e individuare a quale pubblico rivolgersi.

I produttori devono portare idee che rispondano alle linee editoriali e l’emittente deve scegliere il produttore con la migliore idea.

Gli autori propongono le idee ai produttori e si prendono la responsabilità di realizzarle esattamente per come sono state proposte e scelte.

L’autore si assume la responsabilità del prodotto finale.

 

5 commenti:

Paolo Cingolani ha detto...

Un po' deserto, il blog?
Mah, ci provo.
Mi spiace aver mancato la serata-fiction, ma mi piacerebbe essere ai meeting. Trovo nel documento ricevuto ancora qualche vecchio item corporativo, sembra un avanzo dell'Anac anni '80: non concordo sull'autore "responsabile finale" del prodotto, ma quando mai? E' sempre il produttore, che sia creativo o no. Soprattutto quando la scrittura è collettiva, rieditata a cascata. Direi invece che il responsabile di mezzo sia il contratto, appunto, con le riserve diritti e le carature. Perché non invitare ai meeting un po' di "agenti"?
bye
Paolo

Anonimo ha detto...

Caro Paolo,

mi auguro che tu faccia parte di quella generazione di sceneggiatori che hanno reso le armi al nemico.
Perché non capire l'importanza della centralità della scrittura questo sì che é un avanzo anni '80.
Fino a quando il nostro lavoro non tornerà ad avere un senso ed un'importanza nel sistema, saremo tutti sostituibili. E quindi le condizioni contrattuali non miglioreranno mai. Perché? Semplicemente perché se siamo sostituibili, la nostra forza contrattuale oggi è molto ma molto bassa.
Arrenditi a questa evidenza.
Ed arrenditi anche all'evidenza che è proprio grazie a colleghi con il tuo atteggiamento che io oggi, poco più che 30enne, mi muovo in un ambiente lavorativo devastato e devastante, sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano.
Prima dei soldi e delle condizioni contrattuali, caro Paolo, bisogna recuperare il ruolo e la dignità professionale.
Comincia a farlo anche tu nel tuo piccolo.

UnaDiNoi ha detto...

Eccole qui, le due anime a confronto della sact. Paolo che rivendica diritti contrattuali e Anonimo quelli autoriali. Io personalmente sono convinta che siano entrambe facce della stessa medaglia. La prima richiesta completa l'altra e viceversa. Quello che chiediamo è riconoscimento. Riconoscimento del valore di un'idea e della necessità di attribuirne una paternità chiara per difendere la sua identità originale (altrimenti paolo è meglio fare altro nella vita, perché dovremmo desiderare di scrivere le 'MAPPAZZE' richieste?), e riconoscimento dei diritti contrattuali che difendano gli interessi della categoria e la rendano più forte. Sono d'accordo con la proposta di trovare alleanze negli agenti ma non bisogna aver paura di proporre il riconoscimento della centralità dell'autore nella creazione seriale. E' l'industria di fiction che funziona così nei mercati sani, non se lo è inventato la SACT. L'anomalia siamo noi! Vogliamo creare industria e quindi lavoro? Allora bisogna trovare le idee e renderle produttivamente applicabili. Questo richiede estrema professionalità e consapevolezza degli interessi di tutti. La SACT sta provando a dare delle risposte guardando anche oltre confine. Credo sia doveroso appoggiarla.

Anonimo ha detto...

La centralità dell'autore nelle produzioni serieli, dovrebbere essere assunto come un paradigma! Guardiamo la matura maestra americana dove l'industria seriale riesce a sfornare prodotti dal successo internazionale. Importiamo le loro modalità di produzione, già ampiamente rodate; in cui il ruolo degli scneggiatori è così centrale da bloccare l'intera industria Tv, vedi il recente sciopero degli sceneggiatori delle principali serie di scuccesso per motivi contrattuali.
L'industria italiana è l'anomalia,è vero, ma è accompagnata da altrettante industrie europee, come quella spagnola e francese, che non riescono a produrre prodotti ottimi, proprio per la modalità di produzione adottata.
Guardare aldilà del confine e cercare soluzione dai migliori, magari con i migliori, la trovo una soluzione perseguibile.

Alla Scoperta ha detto...

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