giovedì 23 ottobre 2008

Codice deontologico - il sondaggio: risultati e commenti

Ed eccoci a commentare il nostro secondo sondaggio. Prima di tutto vi ringraziamo per la partecipazione. Ci sono stati il doppio dei voti del sondaggio precedente e questo vuol dire che la comunità che frequenta questo blog sta crescendo. Speriamo di aumentare sempre di più, post dopo post.

Passiamo ai risultati del sondaggio che, come potete vedere qui a sinistra, vede vincere di pochissimi voti la risposta C. Pari merito i risultati B e D. Quello che balza agli occhi è che in una medesima situazione ci comportiamo nei modi più disparati. Insomma il sondaggio sembra evidenziare mancanza di una visione univoca della correttezza professionale. E così passiamo dal fairplay della risposta B all'homo homini lupus della risposta D. Ma non vogliamo dare nessun giudizio "morale". Quando ad un mestiere mancano delle regole deontologiche tutto è lecito e condivisibile. Ma le regole sono fondamentali, perché siamo convinti che chi ha risposto con l'opzione D sotto sotto ha pensato "se non me lo prendo io questo lavoro, se lo prende un altro". La mancanza di regole ci fa sentire più soli, genera paura. E la paura è nemica della ragione e della saggezza. Proprio per questo è importante cercare di elaborare un "codice deontologico". Perché ci darà qualche certezza in più. La certezza che il collega accanto a me non mi pugnalerà alle spalle, perché è legato ad un vincolo di correttezza. La certezza di appartenere ad una categoria professionale, organizzata. Una categoria importante, la nostra, perché dovrebbe generare cultura. La certezza di non sentirsi un canarino circondato da gatti famelici...

8 commenti:

Anonimo ha detto...

su sact facebook ho elencato i primi tre punti da cui partire. 1 - pretendere il credit -una serie di- quando si è scritto il soggetto di serie, i soggetti di puntata ed editato la serie, pretendendo quindi che i registi firmino solo ciò che fanno: la regia. 2- pretendere sul contratto la clausola secondo la quale una volta che lo script è approvato dal produttore e dall'editor di rete, sul set non si può cambiare nulla se non dopo aver consultato lo sceneggiatore di puntata. (ovviamente questo richiede un costo) 3- stabilire un'alleanza con l'editor di rete per far rispettare la sceneggiatura una volta approvata. 4 - essere parte in causa per il final cut.

Anonimo ha detto...

Ok. Proviamo ad andare avanti. Corollari al primo punto. 1.1) l'autore della prima serie ha diritto di scrivere soggetto della seconda (terza ecc.) serie, soggetti di puntata e di editare la seconda (terza ecc.) serie. 1.2) se l'autore della prima serie rinuncia ai diritti al punto 1.1., ha diritto ad un exit fees ogni successiva serie messa in produzione, ma perde il diritto al credit "Una serie di..." a favore del credit "Serie originale di..." e dimezza la propria quota di soggetto di serie nei bollettini SIAE per quanto riguarda l'equo compenso di tutte le serie successive. 1.3) l'autore della seconda (terza ecc) serie che non sia l'autore della prima serie - se ha scritto il soggetto della seconda (terza ecc) serie, i soggetti di puntata e editato la serie -ha diritto di pretendere il credit "Seconda (terza) serie di..." e ottenere la metà della quota di soggetto di serie per quanto riguarda i bollettini Siae per l'equo compenso 1.4) l'autore della seconda (terza ecc) serie che non sia autore della prima serie non ha diritto a scrivere le serie successive, né a percepire exit fees per le serie successive, né a vantare successive quote SIAE per l'equo compenso.

Anonimo ha detto...

Ricordiamoci, come già ha fatto qualcuno, dei codici deontologici già operativi da tempo all'estero. I nostri colleghi "strangers" sono forti di una lunga esperienza sul campo e dunque possono esserci molto utili.

SACT ha detto...

Interveniamo per chiedere ai blogger che navigano in queste acque:
cosa vorreste ci fosse nel codice deontologico? Quali regole?

Ispirarsi ai colleghi stranieri è sacrosanto e va fatto. Ma proviamo anche ad ascoltare le opinioni dei nostro colleghi italiani.

alfio bonelli ha detto...

Mah! A me questa cosa della deontologia mi lascia perplesso. Il codice deontologico all'americana funziona solo se esiste un organismo (ordine professionale, guild o altro) in grado di verificarne il rispetto ed eventualmente sanzionare i 'trasgressori'. Che vogliamo fare? Fondare l'ennesimo ordine professionale? I vari punti e corollari elencati da Cristiana e da In trincea mi pare riguardino più il rapporto con il produttore e le reti che le regole di comportamento tra colleghi sceneggiatori. Si torna sempre lì: il primo fronte della nostra battaglia dev'essere quello delle emittenti e delle associazioni dei produttori. Finché non si riesce a stabilire delle regole-base condivise da tutti, discutere del fair play tra colleghi è un po' inutile. Io tornerei con i piedi per terra e affronterei questioni basic: parliamo di tariffe minime, di regole contrattuali chiare e non vessatorie, parliamo di modalità di lavorazione e consegna... Mi interesserebbe di più un sondaggio in cui si cercasse di capire quali sono le garanzie più importanti da salvaguardare in un contratto onesto e conveniente anche per lo sceneggiatore. Se poi vogliamo divertirci di più ed essere un po' più concreti, facciamo un sondaggio su quali essere le tariffe minime per: un soggetto di miniserie e quello di una serie lunga; la sceneggiatura di una puntata di soap e quella di un '50 minuti'... Facciamo delle cifre, per una volta...

SACT ha detto...

alfio, troviamo giusta l'osservazione. Ti possiamo rispondere che uno dei prossimi post taggati "Mondo senza regole" riguarderà proprio i compensi minimi.
Ma per capire il reale bisogno che c'è di una definizione inderogabile dei compensi, bisogna allargare lo spettro del discorso.
Non c'è dietro solo un (fondamentale) bisogno "alimentare" ma la necessità di avere delle certezze. Perché senza certezze si tende più facilmente a "giocare sporco" tra colleghi.
Insomma, avere un mercato definito migliorerà anche la nostra professionalità e correttezza.
Rilanciamo la domanda: cosa vorreste che contenesse il codice deontologico? Di quante e quali regole c'è bisogno?

Anonimo ha detto...

Penso anch'io che - al di là di strumenti punitivi per i dissidenti - la cosa più importante sia mettersi d'accordo tra noi, perché il nostro accordo obbligherà poi di fatto produttori e network ad adottare trasparenza e correttezza.
Per me nel codice deontologico deve essere scritto che:
A) gli sceneggiatori accettano un sistema di mercato governato dalla competizione, ma pretendono dai network, dalle produzioni e dai colleghi, una competizione leale e cioè scevra da pregiudiziali tipo sesso, età, convinzioni politiche, morali e religiose, abitudini sessuali e atteggiamenti caratteriali.
B) oggetto della competizione deve essere solo un progetto artistico e "armi" i testi scritti.
C) la competizione deve svolgersi nel rispetto della legge sul diritto d'autore
D) gli sceneggiatori considerano lesivi della lealtà della competizione:
- la calunnia
- l'appropriazione di idee confidate in amicizia
- firmare un soggetto e/o una sceneggiatura senza averlo/a scritta e scriverlo/a facendo firmare ad altri
- correggere e/o riscrivere un soggetto/sceneggiatura di altri senza informare l'interessato (il che non vuol dire chiederne il consenso)
- mettere in competizione più professionisti sullo stesso progetto senza che gli interessati ne siano reciprocamente informati
- anteporre criteri diversi dalla professionalità (tipo amicizia, comunanza ideologica...)
- collaborare in qualsiasi modo a chiudere il mercato e abbassare il livello della competizione (ad esempio, impedendo la circolazione delle informazioni utili a concorrere o costringendo a lavorare sotto costo)
...
e credo che si potrebbe andare avanti elencando ciò che danneggia la competizione.

Anonimo ha detto...

Anche se pare faticoso e si rischia la burocrazia, inviterei i colleghi a seguire i primi due post della discussione, che provano a trasformare i principi di una corretta competizione in atti concreti ai quali tutti dovremmo conformarci.
Mi pare che ci siano due questioni parallele: quella dei diritti indicata soprattutto da cristiana e intrincea e quella dei compensi, che ci segnala bonelli. Una sembra riguardare i problemi tra head e produzione, mentre l'altra sembra dedicarsi a chi ha il problema di scrivere la singola puntata, vedersela pagata poco o tanto, avere il diritto di firmarla, rivederla, etc...
Vanno affrontate entrambe le cose, ma penso che la strada più valida sia quella di stendere una serie di regole semplici e concrete e chiedere a tutti gli sceneggiatori di adottarle. Questo per trasformare un mercato antico e preindustriale in un sistema moderno ed anche economico, perchè sappiamo tutti che la fumosità del sistema di produzione, nasconde profonde sacche di privilegio (e guadagno) a tutti i livelli, anche tra noi sceneggiatori.

manouche