mercoledì 15 ottobre 2008

La maledizione gitana

Pubblichiamo volentieri il provocatorio intervento di un blogger, Manouche, intitolato "La maledizione gitana": Caro collega, nel piccolo sondaggio apparso sul sito Sact qualche giorno fa, su chi fosse il responsabile di una brutta fiction televisiva, ho votato “lo sceneggiatore”, che se ne stava tristemente allo zero per cento, puro come un santo tra i peccatori.

L’ho fatto per rispetto, caro collega, per rispetto a me stesso e a te, perché capirai certo che pensare che non abbiamo responsabilità, significa sottintendere che non contiamo niente.

Io penso invece che contiamo qualcosa, anche adesso, nella situazione degradata e di totale “recessione creativa” in cui vive la nostra televisione da qualche anno.

Contiamo eccome caro collega, contiamo per le idee che nonostante tutto portiamo al tavolo dei nostri committenti, per il lavoro che siamo in grado di fornire, per i soldi che chiediamo.

Contiamo, ma non vogliamo prenderci questa responsabilità.

Conosco bene la lista di lamenti e analisi che ti vengono in mente e in parte li condivido, eppure ogni volta che mi chiedo che cosa possiamo fare noi sceneggiatori per risolvere i nostri problemi, mi viene il dubbio che in realtà, non siamo troppo interessati a risolverli.

Invoco quindi su di noi, la maledizione gitana: che dio ci conceda quello che desideriamo! Finalmente potremo dar prova della incredibile forza creativa e capacità innovativa che fino ad oggi ci hanno impedito di esprimere, finalmente saremo valutati (e pagati) per le nostre capacità e non per le nostre relazioni, finalmente potremo confrontarci con l’invidiata fiction statunitense e dare vita ad un rinascimento della fiction italiana. Al lavoro quindi, in fondo il momento è favorevole: quando l’economia frena, lo spettacolo prospera, si sa.

Che dio ci conceda tutto questo, caro collega, sperando di non scoprire che una volta liberi di dire, non sappiamo che cosa dire e neppure come; sperando di non accorgerci che anche noi abbiamo approfittato per molto tempo della “bolla culturale” che permette al nostro sistema televisivo di registrare guadagni, mentre ogni anno perde una quantità di spettatori reali.

Manouche

Che ne pensate? Aspettiamo le vostre repliche e vi invitiamo ad accendere nuove micce inviando i vostri scritti a blog@sact.it

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Temo che tu abbia ragione.

"If your objective is to succeed in the 'industry', your work, and you soul, will be exposed to these destructive influences. If you desperately crave acceptance by that industry, you will likely become those things"
D. Mamet

Anonimo ha detto...

parole sante dette con pacatezza e lucidità... al contrario di me.

Anonimo ha detto...

solo 16 votanti?
vi consiglio di fare un gruppo su facebook, in modo tale da incrementare le visite al blog.

Per evitare i toni arroganti da tuttologo tv di qualche partecipante sarebbe opportuno che i commenti fossero firmati e non anonimi.

comunque bravi.
bel sito.

Anonimo ha detto...

Più che la maledizione gitana mi sembra la maledizione della luna piena... che come si sa ad alcuni fa perdere il senso della realtà.

Certo sono stati gli sceneggiatori ad abdicare al diritto d'autore, alla propria dignità ecc... e che si sono fatti trattare come schiavi...
e certo, se gli schiavi non si ribellano è colpa degli schiavi...

per cui prendiamoci singolarmente e come categoria le ns responsabilità...

ma detto questo... non si può dimenticare che i network stessi e chi li rappresenta dimostrano nelle parole e nei fatti che non hanno nessuna considerazione professionale nei confronti degli sceneggiatori.

Storia docet. Tu dov'eri?

a) gli sceneggiatori non vengono chiamati, in realtà, per proporre idee ed offire capacità ma per eseguire a capo chino idee, raramente... confusione, spesso, di altri che spesso non hanno nessun titolo o curriculum professionale o qualità tranne quelli del potere e dell'arroganza che servono a non mettersi in discussione e a nascondere le proprie incapacità.
b) molti editor sono inesperti e
impreparati e pensano di insegnare a sceneggiatori di esperienza come lavorare.
ecc... ecc...

qui mi fermo... non posso fare l'elenco ma è sotto gli occhi di tutti e nell'angoscia e rabbia di molti

"Ma che te lo dico a fa'"?!

The last but not the least.
Sono INDIGNATO dall'accenno all'ipotetica incapacità degli sceneggiatori italiani.
Mi ricorda i tanti interventi dei vari potenti della fiction e dei network che in questi anni rilasciavano interviste nelle quali imputavano alla carenza di sceneggiatori la crisi della fiction, che loro avevano provocato e continuano a provocare.
MA VOGLIAMO SCHERZARE!!!!

Questo ultimo punto mi fa venire seri dubbi sul fatto che la tua sia solo provocazione.

SACT ha detto...

Profilo facebook creato. Lo trovate
QUI

Anonimo ha detto...

Caro Sparrow, certo che è una provocazione. Con due obiettivi: chiedere a noi stessi di non recitare la parte degli agnelli tra i lupi, mentre sappiamo mordere eccome (vedi il sondaggio qui accanto) e imboccare la strada, lunga assai, ma iniziata dalla Sact, per costruire un sistema di produzione e scrittura moderno, nel quale gli scrittori occupino finalmente il ruolo che meritano (appunto, che meritano).
E grazie a tchavolo per la citazione di Mamet, che mi pare indichi meglio di tutti noi,i la strada giusta per affrontare il problema.

Manouche

Anonimo ha detto...

sparrow, capisco l'amarezza,e n parte condivido ma almeno fra di noi le cose bisogna dirsele chiare.
"ci chiamano per eseguire a capo chino le loro idee". il nodo è già tutto qua.
Quando uno ti chiama,poi è chiaro che comanda lui. Poi sono d'accordo sul fatto che se un idraulico o un muratore dicono "signo' non se po' ffà" gli credono tutti e se lo dici tu , ti rispondono "trova un modo". E tu lo trovi, smentendo di fatto l'affermazione. L'idraulico invece se ne andrebbe, perchè lui giustamente non ce la vuole mettere la sua firma su un allagamento . Noi invece respiriamo a fondo e speriamo che la cantina non si allaghi, che il pubblico se la beva.a volte ci dice fortuna, a volte no.

Anonimo ha detto...

Giusto. Hai vinto un' altra citazione!

"I will not serve that in which I no longer believe whether it call itself home, my fatherland or my church: and I will try to express myself in some mode of life or art as freely as I can and as wholly as I can, using for my defence the only arms I allow myself to use, silence, exile, and cunning"

J.Joyce

Anonimo ha detto...

Vabbe... "express myself" a me fa un po' cagare come concetto ma comunque mi trattengo, per rispetto di Joyce e del blog. Soprattutto del blog, perchè quell'altro da buon irlandese, avrebbe capito.

Maonouche

Anonimo ha detto...

In effetti non è Joyce che parla ma il giovane Dedalus (in un momento di esaltazione, come il saggio Cranly gli fa subito notare.). Mai confondere gli autori con i personaggi: lo dico soprattutto per il bene nostro...

Anonimo ha detto...

nel nostro caso non c'è proprio pericolo di confusione.i personaggi che ci fanno scrivere sono fieri, coraggiosi,altruisti e giammai disposti al minimo compromesso.una stampa e una figura con noi, proprio.

Anonimo ha detto...

Ma abbandonare la baracca e prodursi da soli no?