mercoledì 8 ottobre 2008

Toc Toc! posso emergere?

Dedichiamo questo spazio a tutti quelli che si stanno affacciando sul mondo del lavoro come sceneggiatori: gli emergenti. Emergere è difficile, lo sappiamo. E questo nonostante il mercato offra diversi tipi di prodotto e di formato (miniserie, serie tv, soap, sit com, ecc). Quello che ci chiediamo e vi chiediamo è: quali sono le vie di accesso alla professione di sceneggiatore oggi? Immaginiamo che sia ancora in uso il vecchio sistema dello "stare a bottega". Tradotto in termini pratici, il giovane sceneggiatore è uno "schiavo" che scrive e non firma e nel frattempo... impara. Altre volte invece ha il miraggio della libertà perché firma il proprio lavoro. Ma è solo un miraggio perché, pur scrivendo tutto lui, divide la firma con un professionista affermato che rilegge svogliatamente e verga "per conoscenza". Ma immaginiamo che esistano anche sistemi meno vessatori, in cui l'emergente ha l'occasione di firmare il proprio lavoro da solo e senza compromessi. Purtroppo l'immaginazione non basta. Per avere un quadro preciso dello stato attuale dell'accesso al mercato abbiamo bisogno di voi. Raccontateci le vostre esperienze scrivendole nei commenti. Ci aiuteranno a focalizzare i problemi e le possibili soluzioni.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì, anche io ho iniziato grazie a un autore veterano che mi ha aiutato. Ma lui, a differenza di altri, da gran signore qual è mi ha permesso di firmare. Grazie a questo ho incominciato a emergere. Non molto in verità, ma abbastanza per tenermi a galla. Galleggiando, galleggiando ho incrociato un gruppo di autori che, raccolti intorno a un capo scrittore, avevano il compito di scrivere sceneggiature sulla base di qualche pagina di soggetto. E ho scoperto che gli sceneggiatori non sono tutti uguali... Tutti si lamentano di non essere presi in considerazione dai produttori e di network, ma qualcuno lo è meno di altri. Una volta che uno scneggiatore consegna la seconda stesura all'headwriter perde le tracce del suo lavoro. Lavoro che, non trattandosi di opera impiegatizia si presuppone partorito con passione o quanto meno impegno e partecipazione. A volte anche con ingenuo entusiasmo. Bene, di questo lavoro, lo sceneggiatore perde le tracce e solo quando lo vede in video si rende conto che ne è stata fatta carne di porco. A volte ne riamngono solo brandelli mischiati con quelli di altre sceneggiature di altri autori. Apprezzo molto quello che sta facendo la SACT . Credo anche che sia importante che gli scrittori facciano fronte comune su certe questioni ma, per quel che mi riguarda, il problema non è solo con i produttori o con le emittenti, ma anche con un sistema di scrittura per cui professionisti validi, vengono trattati dal sistema come manovalanza senza diritto di parola. Gli headwriter possono chiedere di essre ascoltati, ma sceneggiatori e dialoghisti cosa possono chiedere?

SACT ha detto...

Ciao Senza Voce, grazie per il tuo contributo. Ovviamente il nostro post è volutamente provocatorio, sappiamo bene che esistono colleghi corretti e non possiamo che lodarne l'operato.
La questione che poni è strettamente correlata agli obiettivi della SACT. Come associazione di categoria non ci proponiamo di difendere i diritti di una tipologia di professionisti e basta ma dell'intera categoria e quindi di tutte le professionalità che la compongono. In quest'ottica pensiamo che sia doveroso regolare non solo il rapporto con gli editor di rete o con i produttori, ma PRIMA DI TUTTO il rapporto tra noi colleghi. La definizione dei ruoli e la creazione di un codice deontologico è uno dei propositi che ci siamo prefissi di raggiungere e su cui stiamo lavorando.

Anonimo ha detto...

A volte il problema è trovarlo un autore veterano che ti prenda con se... Non sono sull'elenco telefonico. Io ci sto provando da 5 anni a fare questo lavoro, e ancora spero di trovare qualcuno che mi prenda "a bottega". Firmare? Serve, ma serve più "entrare nel giro".