venerdì 18 novembre 2011
LSF - IL DISCORSO DELLO SCENEGGIATORE
Parafrasando The King’s Speech, il London Screenwriters’ Festival è stato questo: una tre giorni dedicata esclusivamente al mestiere della scrittura, senza preclusione di genere narrativo o mezzo di comunicazione. Il punto di vista è quello degli autori e l’effetto è stato un po’ quello delle sedute di autoaiuto. Una sorta di Anonima Scrittori, con un gruppo di partecipanti (circa 300 persone) rappresentativo dello scenario mediatico europeo (con spinte centripete verso gli USA, limitate dal fatto che ormai la BBC vende molti format in America e ormai si sentono superiori anche a certi “guru” delle teorie americani).
“Ciao, sono Tim, sono un nerd e scrivo giochi” “Ciao, sono Georgia, ho 21 anni e scrivo Skins” “Ciao, sono Tal, ho 28 anni e scrivo serie per il web”. Ero un po’ spaventata da un gruppo così eterogeneo di persone, ma la tecnica della spontaneità e della semplicità si è rivelata vincente e durante il festival attaccare bottone e chiacchierare scambiandosi esperienze, consigli e frustrazioni è stata la cosa più naturale e divertenti per tutti i partecipanti.
Il punto di tutto quanto è uno solo: sopravvivere (per essere ottimisti basta pensare “viver bene del proprio lavoro”) in un’industria multimediale sempre più globale e complessa. La risposta semplice è la lezione che ogni sceneggiatore applica ai suoi protagonisti, ovvero cambiamento. Da manuale vogleriano il protagonista del viaggio stavolta sei tu, scrittore, il menthoring program del Festival ti invita a sganciarti dalla tua realtà ordinaria per annusare più cose possibili al di là di quello che tu fai, di dove vivi e di chi sei, offrendo una moltitudine di suggestioni di altre possibili strade da percorrere.
In tutto ciò la parola chiave è networking, cioè essere informati e attivi professionalmente sfruttando le potenzialità del web. E uno degli strumenti più importanti che offre il festival è proprio una community privata costruita come un social network, con forum e blog di discussione. Un modo per continuare l’esperienza del festival soprattutto dopo, per rendere una semplice chiacchiera con un collega tedesco davanti a un caffè una possibilità di espansione della propria attività professionale e creativa.
Forse il discorso può risultare un po’ utopico, ma devo dire che l’energia che si respirava durante tutto il festival è stata sempre forte e positiva, piena di entusiasmi e ricca di confidenze. L’impressione è che la chiave del successo dell’iniziativa sia molto semplice: alla sua seconda edizione il LSF si propone come un’Internazionale degli sceneggiatori, una rete di intelligence trasversale a mercati e realtà nazionali, che possa fornire agli scrittori contatti e informazioni per reagire alla crisi nel mercato globalizzato dei media.
Se siete scettici, peggio per voi…magari siete solo un po’ depressi o frustrati. A me m’hanno convinto che aveva ragione l’agente Mulder: “The Truth is OUT there”
Fosca Gallesio
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