mercoledì 23 novembre 2011

PASSAGGIO AL DIGITALE E RISCHI PER IL CINEMA EUROPEO


Durante il convegno di Roma per i 20 anni di Media si sono tenuti una serie di incontri sul cinema digitale e i suoi sviluppi tanto in Italia quanto in Europa.

Elisabetta Brunella (segretario generale MEDIA SALLES) ha fornito una precisa fotografia della DIGITALIZZAZIONE DELLE SALE IN EUROPA. Cosa ne è emerso? 
Che tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 la metà circa delle sale europee sarà digitale. In parallelo le major americane dichiarano di voler completamente abbandonare l’analogico intorno alla stessa data.
Inutile nascondersi che il passaggio al digitale è stato un forte drive per il ritorno degli spettatori al cinema, soprattutto grazie alla diffusione del 3D. Ma questi dati trionfalistici nascondono un duplice pericolo.

PRIMO PERICOLO: GLI ESERCENTI CHE RESTANO INDIETRO

Passare al digitale ha costi molto rilevanti per l’esercente. Anche se è diminuito il costo dei proiettori, sono aumentati i costi correlati: per lo schermo digitale è necessario un complesso apparato tecnologico che, seguendo gli attuali standard di proiezione a 2K, oscilla tra i 75 e i 170 mila euro a schermo.
Se si osservano i dati si nota che gli schermi digitali sono presenti in maggioranza nei multiplex (Multiplex e megaplex rappresentano l’89% degli schermi digitali). Fra le MONOSALE solo l’11% è digitale.
Perchè questa differenza? Perchè chi acquista grandi quantità di apparecchi per la proieizione digitale (ad es: i circuiti multisala) l’investimento è più semplice mentre per gli esercenti più piccoli i costi sono molto più elevati.
Oltretutto c’è anche un limite tecnologico. Alcune sale hanno appena finito di digitalizzare e già si va verso il superamento delle proiezioni a 2K per andare verso i 4K e un eventuale passaggio alla tecnologia Laser. Non è possibile per le sale affrontare un ammodernamento continuo e specie non ogni due anni.

SECONDO PERICOLO: I DANNI AL CINEMA EUROPEO

Se metà delle sale resteranno indietro e l’altra metà si darà al digitale cosa accadrà ai produttori europei? La gran parte del cinema europeo non è digitale. Paradossalmente dunque i piccoli produttori europei, al contrario delle grandi major che si stanno dando completamente al digitale, dovrebbe sobbarcarsi i costi per distribuire tanto in digitale che in analogico per raggiungere il suo pubblico.

Questo potrebbe significare l’aumento del GAP distributivo fra il cinema culturale e quello commerciale.

Soluzioni all’orizzonte non se ne vedono a meno che non si introduca per il cinema europeo un sottostandard basato sulla tecnologia HD, la stessa però che ciascuno si può montare nel comodo del salotto di casa propria…

Forse l’unica soluzione sta nella messa in campo di politiche pubbliche molto molto ben studiate.


Michele Alberico 

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