GIANCARLO BALMAS
La prima: proseguire il paziente lavoro iniziato dai direttivi precedenti e giungere alla creazione di uno strumento comune e più forte, (una guild) che riunisca le varie associazioni di categoria e che sia in grado di restituire valore e significato al mestiere dello sceneggiatore. Di smarcarlo dal ruolo di mero esecutore in cui è gradualmente precipitato.
Tenendo presente che un'associazione come la nostra non può accettare di misurare il lavoro soltanto in termini economici. Che il rispetto di un'etica del lavoro non rappresenta solamente una scelta virtuosa, ma ha un valore strategico che solitamente siamo portati a trascurare.
La seconda, diciamo quella un po' sperimentale.
Fare un passo ulteriore, anomalo e se volete provocatorio: impegnarsi nella produzione di un'opera (film o pilota di serie).
Scegliere l'opera in questione attraverso un concorso al quale potranno partecipare soltanto gli iscritti della SACT e che la SACT si impegna a finanziare attraverso una raccolta fondi (crowd funding) e con l'aiuto di piccole realtà produttive che già si sono mostrate disponibili.
Qualcuno di fronte a questa proposta ha giustamente obiettato: ma dove si è visto mai che un sindacato si fa produttore?
La risposta più semplice che mi sovviene è che il panorama generale della nostra professione - e non solo della nostra - sta mutando profondamente e che le "regole" che l'hanno caratterizzata da qui a pochi anni saranno stravolte. Quindi rimanere legati a modelli passati che ci rassicurano ma che hanno mostrato ormai chiaramente una stanchezza e in molti casi una scarsità di risultati forse non è la soluzione ideale.
Ma in realtà esistono molti motivi, estremamente concreti, per intraprendere questa sfida.
Il primo e più banale è quello di indurre nuovi sceneggiatori ad iscriversi al nostro sindacato e penso ai più giovani, a quelli che con tutta evidenza facciamo più fatica a coinvolgere. E che da una possibilità del genere sarebbero indubbiamente allettati.
In generale, porterebbe una maggiore partecipazione da parte tutti gli iscritti. Da tutte le attività di associazione e di volontariato che mi è capitato di svolgere nella mia vita ho imparato una cosa fondamentale: se vuoi unire il gruppo, se vuoi che funzioni, devi riunirlo attorno ad un progetto concreto, devi fargli fare qualcosa insieme.
Inoltre c'è da considerare l'aspetto simbolico della questione. Produrre, ovvero occupare momentaneamente il ruolo delle nostre controparti (produttori e network) è un vero e proprio atto politico.
Tanto più se ciò che realizzeremo avrà, come è probabile, una qualità più alta dei prodotti medi del mercato italiano.
Possiamo dimostrare loro che ormai è possibile svincolarsi dalle vecchie e consolidate dinamiche produttive, che è possibile lavorare con più libertà e meglio.
Riuscire a produrre un'opera di qualità insieme, grazie alla SACT, renderebbe la SACT stessa più forte ed autorevole. Sarebbe un formidabile biglietto da visita, una dimostrazione della capacità di autodeterminazione di cui siamo da tempo alla ricerca.
Non riesco a spiegare con maggiore lucidità questo percorso parallelo - e sperimentale - ma l'impressione che non sia slegato da quello della creazione di una Guild è profonda.
Se ancora non vi basta consideratela così: un intento di questo tipo ci farà se non altro scrollare di dosso il deleterio senso di immobilità che respiriamo quotidianamente e al quale ci siamo un po' rassegnati.
Giancarlo Balmas
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