MARCELLO OLIVIERI
Ho deciso di ricandidarmi per una questione di continuità, per proseguire il lavoro iniziato con il direttivo uscente, un lavoro che può e deve portarci al raggiungimento di un grande traguardo per la categoria: la creazione di una Guild in grado di unire gli sceneggiatori italiani, di restituirci dignità professionale e contrattuale.
Un traguardo, quello della Guild, che, anche nel suo nascere da una riflessione profonda sulla necessità dell’autodeterminazione, rappresenta una grande possibilità di uscire dalla condizione di soggetti passivi a cui siamo stati relegati da produttori e networks.
La Guild andrebbe infatti a porsi nell’attuale panorama industriale non come un soggetto meramente rappresentativo ma come qualcosa di ben più incisivo. Il fatto che essa voglia entrare come legittima parte nelle definizioni contrattuali che ci riguardano, andrebbe a stravolgere e rivoluzionare lo scenario attuale. Uno scenario, è bene ricordarlo, che non è stato mai così umiliante e privo di prospettive per la nostra categoria.
La Guild non rappresenta solo una reazione, una possibilità di riscatto, ma soprattutto un orizzonte. E tutti noi sappiamo quanto per poter fare al meglio il lavoro dello scrittore di cinema e televisione siano necessari orizzonti, personali e collettivi.
L’esperienza maturata dai membri del precedente direttivo e l’energia di coloro che andranno a formare il nuovo non basteranno a raggiungere quest’obiettivo tanto ambizioso quanto fondamentale. Per riuscirci, sarà indispensabile l’apporto della cosiddetta base che, anche per coerenza rispetto alla necessità di emanciparci dal ruolo a cui l’industria ci ha relegato, deve cessare di essere un soggetto passivo per intervenire maggiormente nella vita associativa in generale e nel progetto della Guild nello specifico.
In quest’ottica, vorrei impegnarmi per pensare e organizzare una Sact in cui il direttivo fosse supportato da gruppi di lavoro agenti su specifiche problematiche, focalizzati su un singolo aspetto della nostra attività (per esempio, un gruppo che si occupi del rapporto con coloro che si affacciano ora alla nostra professione, che devono essere una risorsa per Sact e Guild piuttosto che un comodo spauracchio da tirare in ballo per giustificare paure o ritrosie nell’intraprendere battaglie invece non rinunciabili).
Non mi interessa un direttivo separato dalla sua base. Non mi interessa rappresentare una base che delega ad un direttivo le questioni chiave della propria sopravvivenza professionale.
Partecipazione e condivisione (di informazioni, di esperienze, di competenze, di entusiasmo, di competenze) devono essere o tornare ad essere parole chiave.
Senza di esse, e senza la definizione di un Codice Deontologico in cui davvero identificarci (la cui creazione deve essere un Must del prossimo direttivo), come sarebbe possibile affrontare la dura battaglia che ci aspetterà quando finalmente creeremo una Guild che, con ogni probabilità, verrà profondamente osteggiata da produttori e networks?
Citando uno dei tanti personaggi di quelle serie americane che vorremmo tutti creare o poter provare a creare, “Si vive insieme, si muore da soli”.
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