HERBERT SIMONE PARAGNANI
Dobbiamo, a mio avviso, fare opera di lobbying sfruttando il momento congiunturale sia sociale che politico proponendoci come interlocutori organizzati a tutti i livelli.
Non solo in un quadro nazionale ma anche per quando riguarda le varie regioni, visto che - come sappiamo - i soldi per per i finanziamenti statali sono sempre meno mentre aumentano le strutture locali che erogano fondi.
Sono convinto che sia necessario proporci come un piccolo ma agguerrito manipolo che possa coinvolgere altre realtà a noi vicine (vedi i 100Autori) senza per questo restarne condizionati da eventuali dubbi o divergenze.
Dobbiamo diventare un efficace gruppo di pressione per togliere questa sorta di silenziosa damnatio memoriae intorno alla figura dell'autore, sapendo che solo arrivando a condizionare e indirizzare la gestione dei soldi dell'audiovisivo potremo avere il rispetto che meritiamo. Non credo che non vi siano talenti come Damon Lindelof o Shonda Rhimes tra di noi capaci di prendere davvero in mano uno show ma per dimostrarlo davvero dobbiamo cominciare un percorso che possa portare un giorno uno di noi, magari quelli con più esperienza, ad entrare nelle “stanze dei bottoni”, come, ad esempio, sedere in un futuro consiglio di amministrazione di una Rai rinnovata. Non è un Libro dei Sogni, dobbiamo solo smettere di fiancheggiare, magari inconsapevolmente, l'idea di essere figli di un dio minore.
Per esempio alla SIAE, dove siamo considerati i parenti poveri del comparto musicale che mai ci lascerà lo spazio che meritiamo. La nuova direttiva europea in materia di liberalizzazioni nella gestione dei diritti ci indica la strada da percorrere: la SIAE ha già perso la sua posizione di monopolio e sta anche a noi – soprattutto a noi – costruire un'alternativa.
Dobbiamo creare una nostra struttura, lontana dagli sprechi di gestione della SIAE (i cui costi sono i più alti d'Europa) a cui affidare la raccolta dei proventi delle repliche dei nostri lavori e non solo.
Un'altra questione che mi sta a cuore è quella del coinvolgimento delle nuove leve.
I nuovi autori ci sono e lavorano, forse più di noi, in questo momento, ma non sanno neanche di essere autori, spesso.
Creano e spesso realizzano, loro sì già nati showrunner, show anche molto seguiti e li mettono in rete creando community molto agguerrite.
Conosco personalmente quelli di Freaks! e i The Pills (seguiteli, meritano), ma neanche sanno che esiste una SACT che potrebbe aiutarli a proteggere e non svendere il loro lavoro, che forse sarà una strada anche per noi “vecchi” per ritrovare indipendenza e qualità.
Non si tratta di fare proselitismo, ma proprio di dare informazioni su chi siamo noi e chi sono loro (sembra davvero una battuta ma non c'è consapevolezza dell'ovvio, spesso) e incrociare le nostre strade e contaminare le esperienze.
Altro tipo di problema è quello della partecipazione alle riunioni e alla vita dell'associazione. Al contrario di molti colleghi non sono stupito né preoccupato dello scarso numero di associati presenti alle ultime riunioni (io stesso spesso ho disertato fisicamente), ma penso che si dovrebbe andare verso una piattaforma web sempre aperta con questionari on line sulle questioni più spinose o più urgenti. Attraverso una web cam sarebbe anche semplice far partecipare alle riunioni tradizionali anche chi è impossibilitato a venire, magari tenendo una chat aperta per intervenire e interagire.
Insomma, vediamoci meno, ma vediamoci meglio! E se riusciremo a portare a casa dei successi, ci vedremo per festeggiare e sono certo che saremo tantissimi.
Herbert Simone Paragnani
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